Antonino La Lumia è da poche settimane il nuovo presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano: il più giovane – ha 44 anni - della storia dell’avvocatura meneghina. Una caratteristica che nello stile sobrio dell’avvocato La Lumia non è, però, elemento di sottolineatura o di esaltazione. «La giovane età in sé – dice al Dubbio il presidente del Coa di Milano - non rappresenta un merito, lo è piuttosto il percorso che mi ha condotto a essere qui e quello da percorrere nei prossimi quattro anni. Il mio impegno è quello di riuscire a portare avanti un lavoro corale del nuovo Consiglio insieme all’intero Foro. L’obiettivo che porto nel cuore è che le tante competenze di Milano possano fare sistema, indicando la via per un vero rinnovamento culturale dell’avvocatura italiana, dove la difesa dei diritti sia sempre la stella polare e la professione possa trovare nuovi approdi per rendere effettivo il nostro pieno sviluppo e la nostra funzione sociale».

Il polso dell’avvocatura può essere tenuto sotto controllo in un Foro come quello del capoluogo lombardo, dove, dopo Roma, si conta il maggior numero di iscritti all’albo in Italia e dove, prima di altre città, si possono intravedere i segnali del cambiamento che riguardano le toghe. «È in corso – commenta il presidente La Lumia - un’evoluzione epocale per la nostra professione. La stiamo vivendo da circa quindici anni. L’abbiamo vista arrivare e, come categoria, ne abbiamo avuto timore. Adesso è il tempo di ampliare la prospettiva, di guardare da vicino quel futuro che all’orizzonte appariva incerto e minaccioso e finalmente costruirlo con gli occhi e la consapevolezza dell’oggi. Credo si tratti davvero di una questione di punti di vista. Potremmo dire di star vivendo un momento esaltante ed estremamente interessante, in cui tutti i paradigmi del passato stanno saltando, in una prospettiva di sviluppo tutta da scrivere e nella quale essere protagonisti oppure affermare di sentirsi allo sbando, senza una direzione e prevedere così una lenta agonia della professione. Sono gli estremi di un grandangolo capace di cogliere e contenere tutte le espressioni dell’avvocatura». 

Anche per il rappresentante delle toghe milanesi, come confermato da tanti suoi omologhi nel viaggio nell’avvocatura intrapreso dal Dubbio tre anni fa, svolgere la professione forense è diventato più difficile. «Ma al contempo – aggiunge La Lumia - molto interessante e stimolante. Sento il privilegio e l’enorme responsabilità di guidare un Ordine che ha fatto del suo essere precursore e sperimentatore la sua cifra. Continueremo a lavorare per tracciare i nuovi orizzonti della nostra professione e lo faremo avendo bene in mente l’ampia gamma delle percezioni dei colleghi: dalla fatica, dall’incredulità, al più vivo entusiasmo per un presente così denso e trasformativo. L’evoluzione dell’avvocatura è connaturata alla trasformazione della società e compie a pieno la sua missione quando ne traccia gli argini e ne definisce il sentiero. Stiamo vivendo un momento intenso e sarà sempre più necessario assolvere al nostro compito ed essere quel ponte di dialogo tra la società e la giustizia, sempre più traduttori di futuro sotto il segno del diritto. Questo percorso, in parte indotto da fattori esterni, sta aprendo nuove strade, nuove professioni dentro la professione, allargando lo sguardo e ritrovando stimoli nell’incessante mutare della società».

L’Ordine degli avvocati di Milano ha aumentato il numero degli iscritti all’albo dal 2020 ad oggi. Tre anni fa erano 20.008; al 31 marzo di quest’anno si contano 25.523 avvocati (13.142 donne, 12.381 uomini). «Il nostro – sottolinea Antonino La Lumia - è un Ordine che cresce. Certamente anche nel nostro Foro ci sono colleghi che cercano soluzioni più stabili in un lavoro nella pubblica amministrazione, in azienda o, da ultimo, nella struttura dell’Ufficio per il processo. Ma un dato che ritengo possa stimolare un’interessante riflessione è la crescita delle Società tra avvocati».

Nel primo trimestre del 2023, a Milano, sono passate da 115 a 125. Un segno dei tempi che, secondo il presidente del Coa, segna una tendenza molto precisa e indica, al tempo stesso, una rotta da seguire. «Trovo in questo – afferma - un segnale significativo di come si stia muovendo la nostra professione, sempre più organizzata per rispondere a esigenze e temi complessi. La professione a Milano o Milano per la professione sono ancora attrattivi e di questo vado particolarmente fiero. Sono presidente dell’Ordine da poche settimane e abbiamo celebrato già due cerimonie dell’impegno solenne con oltre duecento nuovi colleghi. Se ogni mese noi vediamo giurare giovani sempre più con la luce della passione negli occhi, è perché, nonostante la consapevolezza che il numero degli avvocati nella nostra città equivalga quasi a quello dei residenti di una media città italiana, diventare avvocato significa entrare nella comunità forense, costruendo un futuro nella tutela dei diritti».

Per mantenere vivo il fuoco della passione umana e professionale La Lumia fa appello ad un sempre maggiore spirito di coesione all’interno di tutta l’avvocatura. «I presidenti degli Ordini appena eletti – conclude - e tutti i colleghi con responsabilità nella politica forense nazionale dovranno avere la capacità, la lungimiranza e il coraggio di rendere la toga attrattiva, come è sempre stata, e insieme moderna come per lungo tempo forse ha rifiutato di essere. Ciò a maggior ragione in vista della sessione ulteriore del Congresso nazionale forense, in programma a Roma nel prossimo autunno».