Da una parte la maggioranza, cioè il centrodestra, che sull’equo compenso per i professionisti ha un “piano” molto chiaro: approvare senza modifiche, al Senato, il testo arrivato da Montecitorio, in modo da farlo entrare in vigore immediatamente. Dall’altra parte ci sono le opposizioni, che sollecitano l’adozione della procedura deliberante in commissione Giustizia a Palazzo Madama, dove la legge è attualmente in discussione, ma che puntano anche a rivedere il testo, il che imporrebbe un’ulteriore lettura alla Camera.

È questo lo stato del confronto su un provvedimento che, come nella precedente legislatura, non manca mai di infiammare gli schieramenti, non foss’altro per la valenza che l’equo compenso ha, anche in termini di consenso, rispetto alla tutela delle libere professioni. D’altra parte, la maggioranza e il governo, rappresentato in commissione a Palazzo Madama dal viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, non lasciano intravedere alcuna disponibilità a un ulteriore passaggio della legge a Montecitorio: il rinvio alla prossima settimana del voto sugli emendamenti in commissione, si segnala dal centrodestra, è legato esclusivamente alla necessità di attendere il parere delle altre commissioni del Senato. Quel voto si risolverà, nelle intenzioni del centrodestra, nel rigetto di tutte le proposte di modifica: una logica che guarda alla certezza dei tempi e che trova d’accordo la gran parte delle professioni, avvocatura (e Cnf) in testa.

Ciononostante l’opposizione insiste nell’idea che alcuni punti deboli (riconosciuti come tali anche dalla maggioranza) dell’articolato vadano subito modificati: lo fa innanzitutto la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Giustizia al Senato, Ada Lopreiato, per la quale sull’equo compenso «maggioranza e governo stanno facendo molta confusione. È un provvedimento importante per restituire dignità e libertà a tanti professionisti», ricorda la senatrice 5S, «in Parlamento bisogna lavorare con serietà e rapidità, dal centrodestra invece arrivano pasticci che complicano il percorso. In commissione Giustizia avevamo chiesto di passare alla sede deliberante», osserva Lopreoiato, «cioè all’approvazione diretta senza passare dall’Aula, così da approvare pochi emendamenti necessari e mandare il testo alla Camera per l’ok definitivo. Invece ci hanno detto di no e fanno continuamente slittare i lavori, nascondendosi dietro motivazioni procedurali».

Il M5S, aggiunge la parlamentare, «ha presentato tre emendamenti, su temi teoricamente condivisi anche nella maggioranza: sopprimere il sistema sanzionatorio per i professionisti che pattuiscono un compenso inferiore ai parametri, colmare le lacune del sistema transitorio nonché correggere un aberrante errore del testo che fa riferimento a una norma ormai abrogata dalla riforma Cartabia. L’unica cosa giusta da fare», per Lopreiato, «è approvare queste modifiche e mandare il testo alla Camera per la sua approvazione definitiva, nell’interesse dei professionisti che subiscono i condizionamenti delle logiche di mercato».