È stata una riunione importante, quella di ieri pomeriggio in commissione Giustizia al Senato: su indicazione del governo, rappresentato dal viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, è stata ribadita la volontà di non toccare il testo dell’AS 495, contenente la nuova disciplina sull’equo compenso, salvo che per l’articolo 7, in cui, nell’ambito della disciplina della procedura per il parere di congruità sul compenso del professionista, vi era il riferimento all’art. 702-bis del codice di procedura civile, che però era stato abrogato dalla riforma Cartabia del processo civile, contenuta nel D.Lgs. 149/2022.

Le ragioni per insistere sul testo approvato dalla Camera dei Deputati sono così spiegate da Sisto: «Il testo uscito da Montecitorio è il frutto di equilibri molto delicati, tanto che era stato approvato all’unanimità, e applicandosi la nuova disciplina anche alle Pubbliche amministrazioni, vi era il rischio che una modifica delle norme potesse comportare per la Ragioneria dello Stato un incremento di spesa, per la quale poi bisognava trovare la copertura».

«È questo il motivo per cui è stato approvato un solo emendamento», spiega a propria volta la senatrice della Lega Erika Stefani, relatrice del provvedimento, «col quale si è sostituito, nell’articolo 7, il riferimento all’articolo 702-bis con la corrispondente norma del nuovo testo del codice di procedura civile, ossia l’articolo 281-undecies».

Va detto che non tutte le forze politiche si sono sintonizzate sulla richiesta del governo di evitare di mettere di nuovo mano alla disciplina, per scongiurare la possibilità che si aprisse una sorta di vaso di Pandora, dove rivendicazioni e modifiche da parte delle varie componenti del mondo delle professioni e dei partiti avrebbero potuto concludersi con chissà quali esiti, a cominciare dalla rottura della tregua tra le forze politiche, che si erano impegnate a non farne una legge di bandiera. È stata quindi respinta la richiesta, da più parti sollevata, di cogliere l’occasione della necessaria modifica all’articolo 7 per smussare alcuni aspetti che avevano destato perplessità, come il sanzionamento dei professionisti che fossero stati scoperti a violare la disciplina dell’equo compenso.

Fra chi sollecitava altri ritocchi vi è la senatrice di M5S Ada Lopreiato, che in una nota, oltre a rivendicare la paternità dell’emendamento approvato per la modifica dell’articolo 7, ha lamentato la mancata soppressione del meccanismo sanzionatorio e alcune lacune nel regime transitorio.

Un altro esempio di queste richieste di modifica si rintraccia nell’appello della presidente di Colap (Coordinamento libere associazioni professionali), Emiliana Alessandrucci, la quale, in un comunicato stampa, aveva sostenuto che «il testo andrebbe modificato e migliorato sotto molti punti di vista, primo fra tutti il tema dei parametri. Una norma pensata inizialmente solo per una professione, gli avvocati, non può essere applicata con successo a tutti i professionisti».

Oltre a decidere sugli emendamenti, con l’approvazione solo di quello relativo all’articolo 7, la commissione Giustizia di Palazzo Madama si è confrontata anche su un altro tema, ossia la procedura da seguire per l’approvazione dell’AS 495, come spiega ancora la senatrice Stefani: «Io ero orientata a chiedere che il provvedimento fosse votato in sede deliberante in commissione Giustizia, come proposto dalla senatrice Lopreiato di M5S, evitando così la calendarizzazione in aula, operazione che richiede sempre un certo tempo. Purtroppo non tutti i colleghi erano d’accordo, ma auspico che prima del voto finale per il mandato al relatore ci sia un ripensamento, contribuendo così a ridurre i tempi per l’approvazione definitiva di questo provvedimento che, anche io, essendo un’avvocata, saluto con soddisfazione».

Ma a questo punto quanto bisognerà attendere? «Sul fronte del Senato si dovrebbe pervenire alla conclusione dell’iter di approvazione in poco tempo – assicura Sisto – e dato che l’esame a Montecitorio sarà poco più che un passaggio formale, si dovrebbe arrivare presto all’approvazione definitiva della nuova legge sull’equo compenso».

Ma visti i precedenti, non si può escludere che la saga nata attorno a questo provvedimento offra nuovi colpi di scena. Se non altro gli addetti ai lavori non hanno potuto annoiarsi...