Lavvocata Liliia Sekelyk è una donna molto forte e determinata. Riposta la toga, ora, con tanti suoi colleghi, difende il diritto dellUcraina a continuare ad esistere. «Innanzitutto esordisce - vorrei chiarire una cosa. Il nome ufficiale della nostra città è Kyiv, non Kiev come leggo in continuazione. Kyiv è l'unico nome della capitale dellUcraina». Quattro anni fa il Governo ucraino diede vita ad una campagna di sensibilizzazione per invitare tutti a usare la parola Kyiv. Sui social venne diffuso pure lhashtag #KyivNotKiev.La guerra ha costretto Liliia a rivedere tutti i piani di vita e professionali. «Dal primo giorno dei bombardamenti dice al Dubbio - non chiedo più ai miei amici "Come stai?". È in questo periodo una domanda inappropriata». Con linvasione russa molte famiglie si sono divise. Anche quella dellavvocata di Kyiv è andata incontro allo stesso destino. «Ho soggiornato spiega - nella capitale  con mio marito, mia sorella e suo marito. I miei genitori con nostra figlia Sasha hanno lasciato Kyiv e sono andati nella parte occidentale del Paese. Sasha ha compiuto tre anni lo scorso 7 marzo. Ha festeggiato senza di noi. Non siamo mai stati separati per più di un giorno. Ogni mattina ci svegliamo con la sirena che ci avverte dellennesimo raid aereo. Non so perché i russi lancino i loro razzi ogni mattina tra le quattro e le sette. Solo il trentaduesimo giorno di guerra le sirene hanno suonato tutto il giorno. Mi sono ritrovata in quella occasione con mia sorella nel centro di Kyiv. È stato semplicemente fantastico. Ci siamo quasi dimenticate come si cammina. Abbiamo una città meravigliosa. I guai maggiori però sono ad Irpin, Gostomel, Vorzel, Bucha. Città quasi completamente distrutte». Gli avvocati ucraini non raggiungono quasi più gli studi legali. La priorità è sostenere in altro modo le persone.  «Non difendo prosegue Lillia Sekelyk - il mio Paese con le armi. Fin dal primo giorno di guerra, io e i miei colleghi ci siamo prodigati nel fornire agli ospedali tutto ciò di cui avevano bisogno. Raccogliamo fondi. A Kyiv aiutiamo gli ospedali con l'acquisto di medicinali e attrezzature mediche. Di recente abbiamo iniziato a organizzare la logistica in altre regioni dell'Ucraina. Siamo in contatto con fondazioni di beneficenza di altri Paesi. Le prime tre settimane di guerra, durante linizio del mio volontariato, sono stata occupata per tutto tempo. Senza respiro. Da qualche giorno sto cercando di ritagliarmi del tempo per la mia attività professionale. Non abbiamo più giorni liberi: lavoro ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, rispondo alle telefonate in ogni momento». A questo punto le riflessioni di Liliia Skelyk si fanno ancora più profonde e si soffermano su qualcosa che sembrava appartenere alle pagine dei libri di storia, da studiare e far conoscere ai più giovani. «Non abbiamo scelto noi la guerra», evidenzia. «Non avrei mai potuto pensare che nel ventunesimo secolo, nel centro dell'Europa, il fascismo russo avrebbe distrutto l'Ucraina, che ha scelto i valori e la democrazia europei. L'Ucraina è stata attaccata dalla Federazione Russa e dalla Bielorussia e ognuno di noi ha fatto una scelta consapevole: quella di difendere il proprio Paese. La più grande risorsa dellUcraina, in questa guerra, sono le persone. Sono sicura che nessuno dei miei colleghi avrebbe voluto diventare un soldato o un volontario in una guerra. Durante le prime ore di bombardamenti ho fatto velocemente le valigie. Per prima cosa ho pensato di lasciare Kyiv. Ma poi, io come altri, ci siamo fermati e abbiamo pensato che questa fosse una guerra sul nostro territorio». Difendere lUcraina è diventato un imperativo. «Se tutti vanno in Polonia o in altri Paesi aggiunge -, come rifugiati, che difenderà il Paese? Abbiamo avuto due rivoluzioni colorate e abbiamo cambiato i vertici del potere in modo democratico. Tanti avvocati sono stati protagonisti in prima persona di questi avvenimenti storici. Ma quando i carri armati russi attraversano la tua città, scegli una strada ben precisa: diventi un soldato o un volontario. Ogni avvocato, giudice, scienziato che ha fatto questa scelta lo considero un eroe». Guardare al futuro in questa situazione è molto difficile, ma non si può essere fagocitati dalla tristezza e dal pessimismo. «Spero conclude lavvocata Sekelyk - che tutto finisca presto. Sogno quando mio figlio tornerà a casa, il nostro piccolo studio legale sarà di nuovo pieno e riprenderemo a lavorare sodo come avvocati, non come soldati o volontari. Visiterò sicuramente ogni città ucraina in rovina insieme a mia figlia e al nostro team. Penso a come cambierà l'Ucraina dopo questa guerra e a come saremo pronti ad accettare i cambiamenti che ha provocato su noi stessi. Penso a come ricostruiremo le nostre città. Ora tutti nel mondo sanno che l'Ucraina è un Paese indipendente, che sta lottando per la sua libertà nel ventunesimo secolo con il sangue degli ucraini». Quando arriverà quel giorno, vorrà dire che le famiglie potranno riabbracciarsi e tutti gli ucraini, avvocati compresi, si saranno impossessati di nuovo della normalità del quotidiano. Con le macerie da rimuovere.