«Questa manifestazione interroga non il tema della libertà del difensore, ma il tema dell’indipendenza del giudice e della libertà di tutti noi. Perché non esiste nella storia un Paese libero con un’avvocatura minacciata, intimidita, condizionata, indicata a sospetto». Sono le parole del presidente dell’Unione delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza, nel suo intervento conclusivo dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani a Catanzaro. «Siamo purtroppo persuasi e convinti - ha proseguito Caiazza - che questo Paese viva due emergenze democratiche, che sono tra di loro strettamente legate: l’emergenza della messa in discussione della libertà del difensore e l’emergenza dell’indipendenza del giudice, non l’indipendenza della magistratura, ma l’indipendenza del giudice. Questa emergenza non riguarda la giustizia penale ma la qualità della vita civile e democratica di un paese. Negli anni si è assistito allo spostamento dal processo all’indagine, dalla sentenza all’incriminazione. Questo si è reso possibile perché questo è un paese che ha una cultura democratica debole, ha una costituzione meravigliosa ma mediocremente digerita. Ogni volta che il Paese si è trovato davanti a emergenze sociali - ha sostenuto il presidente dell’Unione delle Camere penali - ha reagito derogato ai principi costituzionali. Quindi, emergenza e deroga, e grande attenzione subito all’indagine, al sospetto. L’inizio è stato negli anni del terrorismo». Caiazza non ha mancato di mandare una frecciata al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. «Ieri ci sarebbe piaciuto qualche intervento un po' meno fugace perché a noi piace confrontarci», ha detto Giandomenico Caiazza. Il riferimento di Caiazza è al breve indirizzo di saluto pronunciato ieri, nella prima giornata della cerimonia, dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. «Anche il procuratore Gratteri - ha osservato Caiazza - ama parlare con straordinaria chiarezza, tutto gli si può dire tranne che non abbia una assoluta linearità e limpidità comunicativa. Lui porta a termine una indagine, richiedendo e ottenendo i provvedimenti cautelari che ha ritenuto in coscienza richiedere e fa una conferenza stampa e dice che la regione è stata liberata. Noi in quella dichiarazione - ha proseguito il presidente dell’Unione delle Camere penali - vediamo una mancanza di rispetto nei confronti dei giudici, che dovranno giudicare, non se la regione è stata liberata, ma se le persone oggetto dall’indagine siano o non siano raggiunte dalla prova piena della loro responsabilità. Noi pensiamo che sia un modo sbagliato e pericolo di intendere la funzione. Ma lo diciamo con chiarezza, con rispetto, ci sarebbe piaciuto misurarci, siamo sempre pronti a misurarci. Chissà perché - ha osservato Caiazza - è sempre così essere chiamati a misurarci su queste cose pubblicamente, ci piacerebbe».