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Non bastavano le previsioni del tempo, l’oroscopo del giorno, la ricetta di un piatto tipico o la canzone preferita. D’ora in poi i possessori del dispositivo Amazon Echo potranno consultare Alexa e chiederle, dopo aver scaricato la skill “La legge per tutti”, anche informazioni giuridiche. L’inconfondibile voce femminile, che da diversi anni fa compagnia a milioni di persone, proporrà alcune categorie, come per esempio “diritti” o “famiglia”. Una volta scelta la categoria di interesse, sarà possibile, impartendo il comando vocale al quale il device è stato ammaestrato dai programmatori di Amazon, far leggere l’articolo in grado di soddisfare curiosità legali tra le più disparate. Si va dalle informazioni sullo stato di famiglia a quelle riguardanti il caso in cui un cane dovesse mordere una persona. L’utente può ascoltare gli ultimi articoli in base alla categoria selezionata oppure interagire con Alexa, facendo direttamente alcune domande. L’approdo delle informazioni legali e della giurisprudenza su Amazon Echo, ma anche su Google Assistant, con l’utilizzo della tecnologia dell’internet delle cose e dell’intelligenza artificiale, è possibile grazie al portale “La legge per tutti”, fondato da Angelo Greco nel 2008. «La nostra ricerca tecnologica – commenta Greco sui suoi canali social -, per venire incontro alle necessità del cittadino, non si è mai interrotta. Anche silenziosamente, noi portiamo ogni giorno avanti numerosi progetti. Ed oggi possiamo dire, con soddisfazione, di aver tracciato un nuovo confine tra il presente e il passato, come mai era successo prima in ambito legale». Greco è convinto che grazie alla sua partnership con Amazon «sarà come avere al telefono un avvocato che vi dirà, in poche parole, se avete ragione o torto». Ma è proprio questa trasformazione dell’attività forense in una voce trasmessa da una cassa audio, collocabile tanto in cucina quanto in camera da letto o in bagno, ad inquietare l’avvocatura. Il presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), Francesco Perchinunno, è molto duro. «Amazon – afferma - mette in vendita, anzi svende, la professione legale. La nascita del primo avvocato digitale gratuito a portata di clic è un attacco alla dignità della categoria forense. Spero che ci sia un intervento immediato del governo e dell'antitrust per fermare questo scempio. Così si mette a rischio la tutela dei diritti dei cittadini che faranno affidamento su pareri privi di garanzia». L’avvocato Perchinunno chiede interventi mirati. «Dalle notizie diffuse - prosegue - abbiamo conferma di quanto sia urgente intervenire sulle professioni, a partire dalla legge sull’equo compenso per la quale auspichiamo che la capigruppo del Senato inserisca il ddl tra gli affari correnti. La tecnologia deve essere un ausilio ai professionisti, ma non potrà mai sostituirsi all’avvocato. I software di intelligenza artificiale, applicati alla giustizia e alla professione forense, se non regolati possono rappresentare un grave rischio per la tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese. Non c’è nessuna garanzia che i software di intelligenza artificiale possano dare risposte corrette ad alcuni pareri. Inoltre, di fondamentale importanza è il tema della gratuità che violerebbe i principi basilari di concorrenza rispetto all’attività di un legale. Per questo motivo Aiga proporrà al prossimo Congresso nazionale forense una mozione che impegni le istituzioni forensi a puntare molto sulla riserva di competenza in materia stragiudiziale che la nostra legge professionale allo stato non prevede». Carla Secchieri, consigliera del Cnf e vicepresidente del Comitato IT del Ccbe, invita alla prudenza anche se la collaborazione tra Amazon e “La legge per tutti” cavalca «le paure di chi teme che l'algoritmo sostituirà la professione dell'avvocato». «Da quanto si apprende – dice Secchieri - il cittadino e, purtroppo, talora anche alcuni avvocati, anziché sedersi davanti a un computer per effettuare una ricerca e navigando tra le varie opzioni proposte, utilizzando un assistente vocale otterranno una risposta verbale e quindi neppure stampabile preconfezionata, decisa dai redattori del portale. Aldilà dei mezzi utilizzati, vale a dire l’assistente vocale uguale a internet delle cose e riconoscimento vocale uguale a strumento di intelligenza artificiale, sinceramente non vedo come questo servizio possa essere definito come la rivoluzionaria “nascita dell'avvocato digitale”». Il servizio offerto dal portale di Greco, evidenzia l’avvocata Secchieri, «è solo una versione più moderna del libro “L'avvocato nel cassetto”, presente in molte famiglie al pari del “Medico nel cassetto”». «Molto più sconcertante – riflette la consigliera del Cnf - è la prefazione di Michele Saponara, che si qualifica come “avvocato, già presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano e componente laico del Csm”, proprio nell’edizione 2017 de “L'avvocato nel cassetto”. Noi avvocati siamo abituati ad imbatterci in clienti informati da “Forum” o comunque che “hanno letto su internet”. L'importante è non qualificare il servizio come “avvocato digitale”. L'avvocato è tutt'altra cosa che un sunto e non sarà l'intelligenza artificiale a sostituirlo».