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Ci siamo: la macchina del voto è partita e gli occhi del mondo, da Mosca a Washington passando per Berlino, Parigi e Londra, sono puntati sull’Italia. Finita la parentesi di Mario Draghi, che ha schierato il nostro paese su una linea decisamente atlantista ed europeista, le diplomazie mondiali sono in attesa di capire se a cominciare da stanotte si insedierà un governo ancora fortemente ancorato nella Nato, oppure se ne nascerà uno decisamente più “benevolo” nei confronti di Putin.
Le ultime uscite di Silvio Berlusconi - «Putin voleva sostituire il governo di Zelensky con persone perbene», ha detto di fronte a uno sbalordito Bruno Vespa - non fanno ben sperare. Né è sufficiente la smentita di turno per fugare dubbi circa la tenuta atlantica di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, entrambi storicamente assai vicini alla Russia di Putin. I primi dubbi saranno fugati con i primi risultati degli exit poll che arriveranno un minuto dopo le 23 di domenica, quando i seggi saranno chiusi. Ma lì inizierà il solito balletto di cifre. Ben presto gli exit poll saranno infatti smentiti dai primi dati reali che inizieranno ad arrivare dai saggi elettorali, che a loro volta saranno smentiti dalle prime proiezioni.
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