Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica a Bologna, spiega che «il compito di Schlein è di far entrare o rientrare un certo numero di iscritti che abbiano voglia di lavorare sul territorio» e che «se la segretaria abbandonerà la linea finora seguita dal Pd di sostegno all’Ucraina senza se e senza ma si caccerebbe nei guai».

Professor Pasquino, si aspettava la vittoria di Schlein?

Aspettarmelo non me lo aspettavo, ma pensavo che fosse possibile perché conosco un po’ di politica e so che gli elettori potenziali e attuali e i simpatizzanti del Pd volevano qualcosa di diverso rispetto alla continuità nel partito che sarebbe stata espressa da Bonaccini. Inoltre penso che la Schlein sia l’unica in questa fase che può dare una scossa al partito e immagino che circa 600mila del milione di elettori lo abbiano pensato.

Pensa che ora dovrà trovare accordi con le altre opposizioni?

Un accordo ora non è necessario quasi su nulla. Certo se in Parlamento si presentano mozioni comuni è utile per fare una buona opposizione di cui c’è bisogno. Ma il compito di Schlein è di far entrare o rientrare un certo numero di iscritti che abbiano voglia di lavorare sul territorio e che presentino il partito a quegli elettori disaffezionati e che debbono tornare a votare. L’obiettivo è il 2024 ma la segretaria è stata eletta per riformare il partito, non per fare il capo del governo.

Eppure con i Cinque Stelle prima o poi dovrà parlare, no?

L’alleanza con i Cinque Stelle è assolutamente essenziale, lo dicono i numeri. Sappiamo che una parte dell’elettorato del Pd è franata sul M5S nel 2018 e viceversa nel 2022. Ma andare insieme è l’unico modo per vincere. Lasciamo perdere la Lombardia, dove ha contribuito alla vittoria della destra l’operato spregiudicato e sbagliato di Renzi, Calenda e Moratti.

Schlein ha detto di voler parlare anche a un’ipotetica gamba centrista del centrosinistra. Troveranno un accordo?

Per il momento è una gambetta, non una gamba, e anche se si mettono insieme per fare un partito unico non riusciranno a produrre tanto più di quell’ 8 per cento che hanno ora. Se si presentano come alternativi all’alleanza con i Cinque Stelle, poi, è inutile stare a discutere. Ma è prematuro parlare di alleanze, prima vengono i temi, nel frattempo alle elezioni europee si va separati e quindi c’è la grande opportunità di contarsi. Questo sarà molto importante per la Schlein, che è stata anche parlamentare europea e quindi si gioca la sua credibilità.

Al momento però il terzo polo vale quanto Lega e Forza Italia, che per il governo Meloni sono fondamentali: pensa che il centrosinistra riuscirebbe a vincere senza Renzi e Calenda?

Le dico soltanto che la prima cosa da fare è cambiare la legge elettorale, che è pessima e lo sanno tutti. Dopodiché le energie si giocano in campagna elettorale. Se Renzi e Calenda pensano di egemonizzare il Pd prima e poi fare un’alleanza con i Cinque Stelle, sono fuori strada. Al momento vogliono far perdere la sinistra e questo non mi sorprende ma mi irrita.

Schlein ha detto che sarà un problema per Meloni: lo pensa anche lei?

Non si tratta di creare problemi al governo, che ne ha tantissimi di suo e che comunque dovrà affrontarne perché di tanto in tanto alcuni ministri gliene creano, da Piantedosi a Valditara. Il Pd deve creare alternative alle politiche che il governo vuole fare, possibilmente su temi di convergenza sia con i Cinque Stelle che con Renzi e Calenda. Ma non c’è nessuna fretta, il prossimo appuntamento è a maggio 2024, non i tratta di fare il colpo a effetto ma di preparare un programma che nel corso del tempo si affini e costruisca un’alternativa al governo di destra.

Sull’Ucraina Schlein ha corretto un po’ il tiro: pensa che continuerà sulla linea Letta di sostegno a Kiev?

Credo che se abbandonerà la linea finora seguita dal Pd di sostegno all’Ucraina senza se e senza ma si caccerebbe nei guai. Tanto per cominciare perde il voto di Pasquino, in secondo luogo indebolisce il Pd sulla scena internazionale. Si può perseguire un’azione diplomatica ma continuando a sostenere che l’invio di armi a Kiev deve essere mantenuto. E sapendo che dal punto di vista diplomatico certamente non saremo noi i mediatori.

Sull’immigrazione crede che il Pd possa farsi valere rispetto ai Cinque Stelle, visto il passato del Conte I o il governo si difenderà senza problemi?

Il governo si difenderà ma sapendo che Piantedosi è diventato praticamente impresentabile. Non solo per le politiche che fa ma per le parole che usa. Sta diventando imbarazzante, sarebbe il caso che ammettesse gli errori e si dimettesse per non mettere in difficoltà Meloni. L’immigrazione in diverse aree è un tema elettorale ed è giusto che Schlein metta in imbarazzo Conte per quello che ha fatto e non ha fatto. Facendogli capire che lei se vuole su questo punto può metterlo in difficoltà.

Dunque l’opposizione non marcerà compatta su questo tema?

L’opposizione deve dire cosa vuole fare e l’unica risposta è essere ancora più incisivi con l’Ue. La risposta italiana è l’accoglienza, salvarli nel momento in cui vengono buttati a mare dagli scafisti, dopodiché dall’Ue vogliamo che ci siano le risorse per dare a costoro un minimo di accoglienza decente e che non ci sia un’immigrazione di massa priva di controllo e decenza.

Pensa che la vittoria di Schlein rientri in una nuova ondata di centrosinistra che si è affermata già in Spagna e Germania e che probabilmente presto si affermerà anche nel Regno Unito?

Ai casi che lei ha citato aggiungerei il Portogallo, dove c’è un buon governo di sinistra che dura da molto. Ma credo poco a un’ondata socialdemocratica. La vittoria di Schlein riguarda un partito, Per parlare di ondata aspetterei un’eventuale vittoria socialdemocratica nei paesi scandinavi e soprattutto in Ungheria e Polonia, che presto andrà al voto.