«Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti ha pronunciato nell'Aula della Camera il suo ultimo discorso, che gli sarebbe poi costato la vita. In quel discorso, Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni. Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee». Parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, divulgate mentre era ancora in corso la cerimonia di commemorazione alla Camera in ricordo dei cento anni dall’ultimo discorso parlamentare di Giacomo Matteotti.

Cerimonia alla quale ha partecipato la stessa Meloni, assieme al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al presidente del Senato, Ignazio La Russa. «Onorare il suo ricordo di Matteotti è fondamentale per ricordarci ogni giorno, a distanza di 100 anni da quel discorso, il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no - ha aggiunto la leader di Fd’I - La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell'altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l'intolleranza e l'odio per l'avversario politico».

L’Aula è piena, ci sono parlamentari, studenti, tra i leader di partito si vedono Elly Schlein, Angelo Bonelli e Riccardo Magi. Ci sono gli ex presidenti della Camera Bertinotti, Fini, Casini e Fico. È lo stesso ex leader di An a commentare le parole di Meloni spiegando che «Dumini, colui che guidava la squadraccia, era notoriamente iscritto al partito fascista: è la storia».

Dopo l’introduzione del presidente della Camera Lorenzo Fontana, per il quale «Matteotti fu vittima dello squadrismo fascista» e che annuncia il “ritiro” dello scranno del deputato socialista, sul quale non siederà mai più alcun deputato, è toccato a Bruno Vespa ricordare la vita di Matteotti, per poi lasciare la parola al filosofo Emilio Gentile e all’ex presidente della camera Luciano Violante.

Infine, il discorso che pronunciò Matteotti viene riletto, magistralmente, da Alessandro Preziosi. Al termine, la standing ovation dell’emiciclo è inevitabile. Bonelli gli fa i complimenti e ricorda che «bisogna diffidare di chi sostiene che il fascismo appartenga al passato». Poi Schlein si ferma a parlare coi giornalisti, e ricordando Matteotti spiega che «nella sua battaglia contro i soprusi fascisti ha sempre portato la fatica dei braccianti che ha conosciuto dove è nato, a Fratta.

Via via parlamentari e ministri scemano dall’Aula, passa il Guardasigilli Carlo Nordio, fresco di riforma della giustizia approvata in Cdm. Si vedono Sangiuliano e Abodi. C’è anche Vittorio Sgarbi, che per una volta rimane nei ranghi. La giornata lo pretende.