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emergenza coronavirus 1 May 2020 18:26 CEST

Calano morti e ricoverati. La curva del virus continua a scendere

Continua a calare il numero di ricoverati nelle terapie intensive: oggi ne risultano 1578, cioè 116 meno di ieri

Sono 207.428 i casi totali di coronavirus finora registrati in Italia, comprendenti il numero di persone attualmente positive (100.943, in decremento di 608 rispetto a ieri), quelle guarite (78.249, in aumento di 2.304 su ieri) e quelle purtroppo decedute (siamo a quota 28.236, con un incremento di 269 su ieri, incremento che è comunque il secondo più basso dai primi di marzo ad oggi).

In flessione – riferisce il Dipartimento nazionale della Protezione civile nel bollettino quotidiano sulla diffusione dell’epidemia – il numero di persone ricoverate per sintomi lievi o meno gravi: sono 17.569, contro le 18.149 di ieri.Continua a scendere il numero di ricoverati nelle terapie intensive: oggi ne risultano 1578, cioè 116 meno di ieri. In leggero incremento di 88 unità invece rispetto alle 24 ore precedenti il numero di persone in isolamento domiciliare: sono 81.796, pari all’81% degli attualmente positivi.

La situazione regione per regione
Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 36.473 in Lombardia, 15.562 in Piemonte, 9.484 in Emilia-Romagna, 7.779 in Veneto, 5.373 in Toscana, 3.518 in Liguria, 4.446 nel Lazio, 3.211 nelle Marche, 2.753 in Campania, 1.293 nella Provincia autonoma di Trento, 2.947 in Puglia, 2.171 in Sicilia, 1.115 in Friuli Venezia Giulia, 1.911 in Abruzzo, 757 nella Provincia autonoma di Bolzano, 204 in Umbria, 744 in Sardegna, 92 in Valle d’Aosta, 727 in Calabria, 193 in Basilicata e 190 in Molise.Sul fronte dei tamponi effettuati, superata quota 2 milioni: sono 2 milioni 53mila 425, oltre 74mila in più rispetto a ieri. I tamponi già testati sono invece 1 milione 398mila 633, quasi 44mila in più su ieri.

emergenza coronavirus Davide Varì 29 Apr 2020 17:01 CEST

Bonafede difende i giudici di sorveglianza ma li mette sotto tutela

Dopo i domiciliari concessi all’ex boss Zagaria, il ministro grillino prepara un decreto legge che limita i poteri del tribunale di sorveglianza

Con una mano rivendica l’indipendenza della magistratura di sorveglianza e con l’altra la mette sotto tutela. Insomma, il caso Zagaria – l’ex boss a cui sono stati concessi i domiciliari per gravissimi motivi di salute – sembra aver mandato in tilt il ministro della Giustizia Bonafede e con lui un pezzo di governo. Di fronte agli attacchi dell’antimafia militante, tv comprese, e quelli di Meloni, Salvini e financo Renzi – tutti indignati per la scelta di mandare a casa il boss malato – il Guardasigilli ha dovuto per forza di cose difendere i giudici salvo poi annunciare un decreto legge che toglie loro ogni potere.

Colpito al cuore del giustizialismo – il core business politico del grillismo – il ministro ha infatti deciso che prima di scarcerare i detenuti al 41bis,  il tribunale di sorveglianza dovrà sentire anche il parere del procuratore nazionale antimafia.  Una decisione che ha fatto saltare dalla sedia mezza magistratura italiana – la metà più garantista, naturalmente – la quale ha parlato senza mezzi termini di grave atto di delegittimazione.

A quel punto Bonafede, nel suo question time alla Camera, ha cercato di mettere una pezza: “Non c’è alcun governo che possa imporre o anche soltanto influenzare le decisioni dei giudici”, ha tuonato il ministro della giustizia dallo scranno che fu di Moro, Vassalli, Conso e Flick. E ancora: “La Costituzione – ha continuato -non lascia spazio ad ipotesi in cui la circolare di un direttore generale di un dipartimento di un ministero possa dettare la decisione di un magistrato. Le scarcerazioni richiamate sono decisioni giurisdizionali di natura discrezionale impugnabili secondo la relativa disciplina”. Punto.

Insomma, il ministro Bonafede ha preso due piccioni con una fava: da un lato ha scaricato sui giudici del tribunale di sorveglianza tutte le responsabilità del caso Zagaria e dall’altro ha preparato una legge che toglie loro ogni potere futuro.

emergenza coronavirus 29 Mar 2020 18:44 CEST

Contagio stabile, ma diminuiscono decessi e ricoveri in terapia intensiva

Sale a 10.779 il numero di vittime a causa del Covid-19. Oggi si registrano 756 decessi in più rispetto a ieri. Sono 73.880 le persone ancora contagiate, 3.815 nuovi casi
Angelo Borrelli, capo della protezione civile, indica in lieve flessione il numero delle vittime da coronavirus

Sale a 10.779 il numero di vittime a causa del Covid-19. Lo annuncia il capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, nel corso del bollettino delle 18 sulla diffusione del coronavirus in Italia. Oggi si registrano 756 decessi in più rispetto a ieri. Sono 73.880 le persone ancora contagiate, 3.815 casi in più. Il totale dei casi è di 97.689 ai quali vanno sottratte le 10.779 vittime e i 13.030 guariti (646 persone solo oggi).

Dall’inizio dell’epidemia sono stati effettuati 454.030 tamponi. Ci sono dunque 24.504 tamponi in più rispetto a ieri, un incremento del 5,7 per cento. Di questi sono risultati positivi in 5.217, il 21,3 per cento. «Il numero dei tamponi prosegue nel trend dei giorni scorsi, non vedo particolari difficoltà e criticità», spiega Borrelli, che poco prima ha ringraziato il popolo albanese e il «presidente Rama per le parole con cui ha commentato la partenza di medici e infermieri, ha dimostrato la vicinanza non solo geografica con il nostro paese rinnovando un rapporto reciproco con la protezione civile che va avanti da anni. L’anno scorso quando ci fu un terremoto devastante il nostro sistema è intervenuto a supporto».

I malati in terapia intensiva sono 3.906 i malati ricoverati in terapia intensiva, 50 in più rispetto a ieri. Di questi, 1.328 sono solo in Lombardia. Sono ricoverati ma con lievi sintomi 27.386 paziente e 42.588 persone figurano in isolamento domiciliare, il 58 per cento del totale, senza sintomi o con sintomi lievi.

«Il numero dei decessi è passato da 969 di due giorni fa a 756 oggi, questi sono cambiamenti grandi, 10-15 per cento a giornata. Prova di un sistema sanitario che sta rispondendo, e lo stesso per le terapie intensive: 120, 124 e 50 oggi», spiega in conferenza stampa Luca Richeldi, direttore dell’Unità di pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma. «Sono numeri solidi e concreti, che ci devono far riflettere perché con i nostri comportamenti salviamo delle vite, e si riflette nei numeri che dimostrano l’efficacia delle misure. È importante il fatto di vedere dei pazienti cui salviamo la vita stando a casa».

Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono: 25.392 in Lombardia; 10.535 in Emilia-Romagna; 7.251 in Veneto; 7.268 in Piemonte; 3.160 nelle Marche; 3.786 in Toscana; 2.279 in Liguria; 2.362 nel Lazio; 1.556 in Campania; 1.293 nella Provincia autonoma di Trento; 1.432 in Puglia; 1.141 in Friuli Venezia Giulia; 1.034 nella Provincia autonoma di Bolzano; 1.330 in Sicilia; 1.169 in Abruzzo; 897 in Umbria; 539 in Valle d’Aosta; 582 in Sardegna; 577 in Calabria; 197 in Basilicata e 100 in Molise.

Angelo Borrelli, capo della protezione civile, indica in lieve flessione il numero delle vittime da coronavirus
emergenza coronavirus 29 Mar 2020 17:24 CEST

Brusaferro (Iss): «Siamo vicini al picco»

Silvio Brusaferro (presidente Iss): «Ci troviamo in una fase vicina al picco. La sfida oggi è individuare le persone prima che arrivino in ospedale»

«Ci troviamo in una fase vicina al picco. La sfida oggi è individuare le persone prima che arrivino in ospedale». Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, lascia intravedere qualche speranza. Il nostro Paese potrebbe essere vicino al livello massimo di contagio, dopodiché dovrà necessariamente iniziare la discesa. Diventa dunque indispensabile, in questa fase, intercettare il più possibile «i paucisintomatici e i positivi». Poi «le politiche di popolazione vanno tarate sugli strumenti che possediamo».

Poche ore prima era stato il vice ministro della Sanità, Pierpaolo Sileri, a parlare della diffusione massima del virus in Italia. «Credo che siamo vivendo il picco, se non può essere considerato un picco possiamo considerarlo la cupola di una lunga curva e quindi dovremo vedere quanto ancora dura», ha detto ai microfoni di SkyTg24. «È chiaro che potrebbe esserci ancora qualche numero in più o in meno, non sarei preoccupato di vedere qualche numero in più se sono stati fatti più tamponi, mi preoccupo invece di vedere un calo in coloro che vengono ricoverati e che vanno nelle terapie intensive. Lì possiamo osservare nei prossimi giorni il miglioramento».

Un calo, ha spiegato Sileri, era iniziato qualche giorno fa poi vi è stato un aumento dei numeri «perché è stato fatto un numero maggiore di tamponi. È chiaro che se fai un numero maggiore di tamponi in questo momento trovi più positivi, ma andando avanti ci sarà un numero maggiore di tamponi con meno positivi perché tutte le misure di restrizione prese diverse settimane fa sortiscono ora l’effetto». Dunque, nei prossimi giorni «un calo dovrà esserci», dice il vice ministro. «Purtroppo sarà diverso il calo del numero delle persone che muoiono perchè chi sta morendo ora e morirà domani sono quelle persone che purtroppo hanno contratto il virus diversi giorni o diverse settimane fa. Quindi prima ci sarà un calo dei positivi e poi successivamente un calo della mortalità. In base all’andamento di questo calo, che sarà diverso tra lo Lombardia o Regioni vicine e il resto dell’Italia, è chiaro che sarà possibile programmare un ritorno progressivo e lento alla normalità».

E di picchi e di cali ha parlato anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, convinto che la curva dei contagi arriverà, in base ai modelli matematici, al suo punto più alto a metà aprile,  «e poi a fine maggio, a giugno si tornerà alla normalità».

emergenza coronavirus 29 Mar 2020 16:45 CEST

La denuncia dell’Iss: «Contro il Covid circolano sul web troppe cure “fai da te”»

L’Istituto superiore di sanità è costretto a intervenire per chiarire alcuni concetti elementari in merito alle cure contro il coronavirus: troppe persone ricorrono alle cure “fai da te”

«Non esiste nessun farmaco che abbia come indicazione terapeutica la prevenzione o il trattamento di Covid-19». Patrizia Popoli, direttrice del Centro nazionale ricerca e valutazione preclinica e clinica dei farmaci dell’Istituto superiore di sanità, è costretta a intervenire per chiarire alcuni concetti elementari in merito alle cure contro il coronavirus. L’intervento è necessario a causa delle molteplici segnalazioni di cure “fai da te” te casalinghe,  spesso frutto di informazioni reperite sul web, che hanno generato una vera e propria caccia al farmaco.

«In considerazione della situazione di emergenza, alcuni farmaci già noti ed utilizzati per il trattamento di altre malattie possono essere usati in pazienti con Covid-19, ma tale trattamento (che si basa su conoscenze ancora incomplete ed è giustificabile solo a fronte della mancanza di alternative) può avvenire solo su prescrizione medica», specifica Popoli. «Solo il medico può decidere quando usare questi farmaci e può controllarne la sicurezza nel singolo paziente».

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sta «semplificando ed accelerando le procedure di sperimentazione clinica, e ad oggi sono stati autorizzati già diversi studi che hanno l’obiettivo di verificare l’efficacia e la sicurezza di diverse molecole», ricorda la direttrice Patrizia Popoli. «In nessun caso, tuttavia, è giustificabile il ricorso a terapie “fai da te”. Tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali piò o meno gravi, e l’automedicazione comporta rischi ancora più gravi quando si usano farmaci non autorizzati. In caso di acquisti online, poi, tali rischi sono moltiplicati perché i farmaci potrebbero essere contraffatti».

Il Covid si combatte con la scienza, non con le chiacchiere da bar. O da web.

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Direttore Responsabile
Davide Varì

Registrato al Tribunale di Bolzano n. 7 del 14 dicembre 2015

Numero iscrizione ROC 26618
Pubblicazione a stampa: ISSN 2499-6009 Pubblicazione online: ISSN 2724-5942

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