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Gratteri Dap
Andata pure questa. Questa mattina, dopo il voto di fiducia arrivato mercoledì, Palazzo Madama ha dato via libera anche al testo della riforma penale (per gli almanacchi, 177 favorevoli e 24 contrari). Tradotto: addio per sempre alla prescrizione di Bonafede. Perché qui il ddl è approvato in seconda lettura senza modifiche, quindi va dritto dritto in Gazzetta ufficiale. È legge, ed è legge pure l’improcedibilità, ossia la “prescrizione del processo” in appello e cassazione, se si esagera coi tempi. Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, torna a bombardare il testo Cartabia: «Non c’è assolutamente nulla da promuovere. Fino a quando rimarrà il termine di improcedibilità, la riforma non serve a fare giustizia ma a impedire che i processi si facciano». Fin qui nulla di nuovo. Ma sentite il resto: «Se proprio non piaceva la riforma Bonafede, si poteva tornare alla prescrizione di Orlando», o addirittura «a com’era prima di Orlando: tutto ma non l’improcedibilità». No, aspettate: la “prescrizione del processo” che disgusta Gratteri era stata inserita da Marta Cartabia nel ddl proprio perché il Movimento 5 Stelle, cioè l’ala giustizialista del Parlamento, non voleva il ritorno alla Orlando. La commissione Lattanzi aveva pure detto che la via migliore era quella introdotta dall’allora guardasigilli Pd. Ma niente, poi si è andati sulla “ipotesi B”, l’improcedibilità, perché altrimenti gli intransigenti del panpenalismo avrebbero fatto saltare il governo Draghi. Ora il magistrato simbolo della linea intransigente ci spiega per che un rigorista doc la Orlando va bene. E ce lo dite solo ora? Dopo che ci avete fatto combinare tutto questo popò di soqquadro processual-penalistico? Abbiate pazienza. Adesso è tardi. Alla prima nuova occasione ne riparliamo.