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La direttrice di gara di Sassuolo-Salernitana ha un cognome: si chiama Ferrieri Caputi. Sarebbe il caso di ricordarlo a chi in questi giorni, prima e dopo la prima partita di Serie A arbitrata da una donna, l'ha chiamata e continua a chiamarla "Maria Sole". Come se Collina in qualche articolo di giornale, pezzo radiofonico o servizio televisivo fosse stato mai chiamato Pierluigi. Avete forse sentito parlare dell'attuale designatore degli arbitri come "Gianluca" e non come "il signor Rocchi di Firenze"? È una vecchia storia, quella del paternalismo maschilista che emerge in certa stampa nostrana e che finisce per far sembrare un arbitro di serie A come la vicina di casa del lettore. Ma solo se è donna, ovviamente. E allora ecco che spuntano i vari «È iniziata l'era Maria Sole», o frasi del tipo «la signora ha arbitrato bene». Come se nessuno si aspettasse che Ferrieri Caputi fosse in grado di farsi rispettare in campo, ammonire, fischiare un rigore, correre per novanta minuti. Persino prendersi gli insulti di qualche tifoso, perché si sa, quando la propria squadra perde è sempre colpa dell'arbitro, poi del terreno di gioco, infine delle condizioni meteo. A volte, forse, di allenatore e giocatori. «Ero così concentrata sulla partita che ho sentito poco gli insulti», ha detto la diretta interessata dopo il match. C'è da augurarsi che non li abbia nemmeno letti, quegli stessi insulti scritti però in punta di penna. Per la cronaca, è stato un ottimo esordio, quello della signora Ferrieri Caputi di Livorno.