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La Corte di Cassazione francese ha confermato oggi il rifiuto di estradare in Italia dieci ex militanti delle Brigate rosse, che Roma richiede da tempo alla Francia perché già condannati in patria per "atti terroristici" risalenti agli anni di piombo. La decisione della più alta giurisdizione francese è stata resa nota al termine dell'esame, cominciato lo scorso 7 febbraio, dei ricorsi presentati dalla Procura di Parigi contro il rifiuto della Corte d'Appello, nel giugno 2022, di estradarli come chiesto formalmente dall'Italia. Una vicenda giudiziaria lunga e molto politicizzata cominciata ad aprile 2021 quando i dieci sono stati arrestati, nell'ambito dell'operazione "Ombre rosse", e che ha dato il via alla procedura di estradizione.
L'argomentazione di fondo è che va rispettato il loro diritto alla vita privata e familiare così come quello a un processo equo. Ma chi sono i terroristi italiani e cosa fanno in Francia? Erano veri e propri leader, figure di spicco negli anni delle stragi e delle esecuzioni di strada, tutti responsabili di attentati e omicidi che hanno segnato la storia dell'Italia. Si tratta di due donne - Roberta Cappelli e Marina Petrella - e otto uomini - Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin - di eta' compresa tra 61 e 79 anni. Tutti loro hanno ricostruito la loro vita in Francia da 30 o 40 anni e credevano di essere protetti dalla dottrina Mitterrand: il presidente socialista (1981-1995) si era impegnato a non estradare ex attivisti che avevano rotto con il loro passato.
Giorgio Pietrostefani
Abruzzese di 79 anni, da giovane promettente tennista e con incarichi da dirigente in prestigiose aziende, è forse il nome più noto perché legato a una delle pagine più buie della storia italiana. Fondatore di Lotta Continua, è ritenuto il mandante dell'omicidio del commissario di Pubblica sicurezza Luigi Calabresi. Condannato in via definitiva in Italia, in Francia ha mantenuto una residenza regolare e ha sempre lavorato, conducendo quella che il suo amico ed ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri ha definito "la vita discreta di un vecchio uomo e nonno". Di recente sembra avere avuto alcuni problemi di salute, che l'hanno portato anche ad un trapianto di fegato. A Parigi ha incontrato Mario Calabresi, giornalista e figlio del commissario, ma di quel faccia a faccia non è mai stato rivelato il contenuto.
Narciso Manenti
65 anni, ha trovato in Francia casa, moglie e un lavoro da giardiniere. E' stato ritenuto colpevole dell'omicidio a Bergamo, nel marzo 1979, dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, 50 anni, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico, dove aveva fatto irruzione con l'intento di sequestrare un dottore che prestava servizio presso gli Istituti penitenziari di Bergamo.
Marina Petrella
68 anni, ex Br, responsabile in base alle condanne dell'omicidio del generale Galvaligi, lavora per un'associazione che si occupa di problematiche legate agli anziani. Dopo aver sposato il brigatista Luigi Novelli, ebbe una prima figlia in carcere, in Italia e dopo essere scappata in Francia, ne ha avuta un'altra nata da una seconda unione. La prima figlia si è battuta per l'amnistia di sua madre, fin da quando nel 2008 l'allora presidente francese Nicolas Sarkozy fermò l'estradizione per "ragioni umanitarie": in quel periodo era ricoverata in gravi condizioni fisiche.
Roberta Cappelli
66 anni, è impegnata Oltralpe come insegnante di sostegno per bambini disabili e sul suo conto pendono le stesse condanne.
Giovanni Alimonti
67 anni, accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos, ha lavorato come cameriere in un ristorante di Parigi ma ha fatto anche il traduttore.
Maurizio Di Marzio
61 anni, ex brigatista rosso, oggi fa il ristoratore: il suo nome è legato all'attentato al dirigente dell'ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981, e al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone, il giorno dell'Epifania del 1982.
Enzo Calvitti
molisano di 68 anni, ha trovato in Francia una nuova vita grazie alla regola, stabilita negli anni Ottanta dall'allora presidente della Repubblica Francois Mitterrand, di offrire asilo politico ai terroristi rossi in fuga dall'Italia.
Sergio Tornaghi
condannato all'ergastolo per banda armata, anche lui protetto dalla cosiddetta "dottrina Mitterrand".
Raffaele Ventura
71 anni, ultima residenza Montreuil, nella regione dell'Ile-de-France, condannato per concorso morale nell'omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra.
Luigi Bergamin
74 anni, terrorista veneto ed ex ideologo dei Pac, che ideò l'omicidio del maresciallo Antonio Santoro e partecipò all'esecuzione di Lino Sabbadin.