Un appello da Napoli per l'abolizione dell'ergastolo e del 41 bis. E, nel giro di 2 giorni, l'adesione di più di 400 firmatari oltre a 150 associazioni e gruppi. “Morire di pena. Per l'abolizione di ergastolo e 41 bis». Si chiama così la piattaforma messa su da napolimonitor, yairahia onlus e l'assemblea di attivisti e attiviste napoletane contro l'ergastolo e il 41bis, per “sensibilizzare la società civile" e promuovere, come si legge nel testo, «l'eliminazione dei due istituti piu' inumani dell'ordinamento penitenziario italiano».

Una spinta forte su un dibattito complesso, innescato nelle ultime settimane dal caso Cospito, l'anarchico in sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre. Alfredo Cospito, detenuto da oltre 10 anni nel carcere di Bancali, in provincia di Sassari, ha iniziato questa forma di protesta proprio contro l'applicazione del regime di carcere duro nei suoi confronti.

Condannato a 20 anni di detenzione per aver piazzato, nel 2006, due ordigni, esplosi di notte senza causare morti o feriti, in due cestini dei rifiuti all'esterno della scuola allievi carabinieri di Fossano, è al 41 bis dallo scorso maggio e ora rischia l'ergastolo ostativo dopo che la Cassazione ha rinviato il processo alla Corte d'Appello chiedendo la riqualificazione del reato.

I giudici della Cassazione hanno infatti accolto la richiesta del procuratore generale di considerare il reato per il quale erano stati giudicati Cospito e Anna Beniamino, la sua compagna, non “strage comune” ma “strage politica”.

Tra i firmatari dell'appello, diversi volti noti dello spettacolo, giuristi, intellettuali, politici e comuni cittadini. "L'appello è urgente innanzitutto per il caso Cospito, perché ora questa persona rischia di morire - spiega all'AGI Ascanio Celestini, tra i primi firmatari - in seconda battuta, a me sembra che si stia perdendo proprio il senso di cosa significhi la reclusione. Dobbiamo forse iniziare a chiederci perché mandiamo le persone in galera. Nel momento in cui arriviamo a privare della libertà una persona, cosa altro dobbiamo togliergli? Perché eliminare anche affetti, sessualità, libri e luce del sole? Queste sono vere e proprie torture».

«Sarebbe molto più utile immaginare meccanismi di giustizia riparativa. Ma una persona chiusa in una cella sotto terra come fa a riparare? Così è solo una tortura senza possibilità di appello», ribadisce. Lo sciopero della fame di Cospito, che va avanti da quasi 100 giorni, ha riacceso il dibattito su misure che, nate come emergenziali, hanno trovato negli anni un posto “ordinario” all'interno del nostro sistema giuridico.

Per l'avvocato penalista Domenico Ciruzzi, già vicepresidente dell'Unione delle Camere Penali Italiane, anche lui tra i firmatari dell'appello per l'abolizione dell'ergastolo e del cosiddetto carcere duro, «dopo piu di un trentennio, durante il quale fortunatamente il terrorismo e la mafia stragista sono stati sconfitti, una riflessione sul contrasto che c'è tra misure come il 41 bis, l'ergastolo e la nostra costituzione dovrebbe essere assolutamente esigenza di tutti».

«Quando la Corte Costituzionale legittimò l'uso temporaneo del 41 bis e dell'ergastolo ostativo, lo fece sottolineando la temporaneità di queste misure - sottolinea all'AGI - temporaneità dovuta all'emergenza eccezionale legata alla mafia stragista e del terrorismo. Ora chi deve certificare la fine di questa emergenza se non la politica? Storicamente, culturalmente e giudizialmente credo sia innegabile che questo periodo emergenziale sia cessato. E chi non fa questa riflessione, soprattutto se si tratta di giudici, tradisce la propria professione».

Ripensare da zero il mondo carcerario e non avere paura di parlare di "fallimento". E' questa l'idea del penalista che ironizza, dicendo che il carcere «è sicuramente un’evoluzione rispetto a quando si tagliavano le teste, ma forse è arrivato il momento di abolirlo così per come lo conosciamo e di immaginare nuove forme di punizione, nuovi meccanismi rieducativi e di riabilitazione. Chiudere in un recinto 50mila persone è sicuramente più facile rispetto all'idea di affrontare un dibattito del genere». Di una riforma "necessaria" scrive anche il comitato promotore dell'appello che nelle prossime settimane organizzerà iniziative di divulgazione, sensibilizzazione e dibattito nelle principali città italiane.