“Giustizia è fatta!!! Dedico questa assoluzione ai miei genitori, a mio padre in particolare. Potrei dire tanto... ma preferisco godermi e dedicarmi questo momento di soddisfazione!!! Grazie a chi mi è stato sempre vicino. Ho sofferto tanto per le innumerevoli accuse infamanti prive di fondamento ma oggi sono felice!!”: con questo post su Facebook ieri pomeriggio l'ex parlamentare prima di Leu e poi di Italia Viva, Giuseppina Occhionero, ha annunciato di essere stata assolta dal tribunale di Palermo perché il fatto non sussiste. Il pm della Direzione distrettuale antimafia, Francesca Dessì, aveva chiesto una condanna a un anno e sei mesi per falso. La donna, avvocato di origini molisane, era accusata di aver fatto passare per suo assistente, consentendogli così di entrare nelle carceri senza permessi e di incontrare diversi capomafia, Antonello Nicosia, l'attivista per i diritti dei detenuti diventato solo dopo suo collaboratore. Grazie al rapporto con la Occhionero, estranea alla vicenda, ad esempio, Nicosia faceva da messaggero incontrando boss detenuti al 41 bis come Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro. Come ricostruito dall’accusa il 21 dicembre 2018, dopo aver avuto con Nicosia solo contatti telefonici, la deputata arrivò a Palermo e incontrò Nicosia con cui andò immediatamente a fare un’ispezione al carcere Pagliarelli. All’ingresso dichiarò che era un suo collaboratore: circostanza falsa secondo i pm. All’epoca, infatti nessun rapporto di lavoro sarebbe stato formalizzato. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca. Nicosia è già stato condannato lo scorso novembre in abbreviato in appello a 15 anni di reclusione per associazione mafiosa.

“Non è mai stato iscritto al Partito Radicale” twittò ai tempi l’account del Partito Radicale, dopo che con lui era stata presa di mira e messa in discussione tutta l’attività dei radicali nelle carceri italiane. Occhionero, parlando davanti ai giudici del suo ex collaboratore, ammise: “Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Mi sono fidata di lui”. L’ex deputata dopo pochi mesi dall’inizio della collaborazione cominciò a dubitare del curriculum di Nicosia e da lì i rapporti

tra i due si sarebbero incrinati. Occhionero è stata assistita dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Giovanni Bruno e ai cronisti locali ha aggiunto: «Purtroppo questo processo non aveva proprio ragione di essere ed è stato largamente strumentalizzato, trasformandosi in un processo mediatico più che in un processo di tribunale che mi ha doppiamente ferita».

In tal senso ci sono da ricordare le accuse da parte del Fatto Quotidiano e una particolare puntata delle Iene quando ancora la donna non era indagata: come ricordato dalla testata Primonumero, «la deputata è stata sorpresa prima a Termoli e poi a Campomarino, ma si è trincerata dietro il silenzio davanti alle domande incalzanti dell’inviato del noto programma Mediaset sul suo comportamento, o almeno da quello che traspare dalle telefonate e dai messaggi audio che gli inquirenti hanno intercettato» . La situazione però precipitò «quando l’inviato ha seguito la Occhionero a casa, scatenando la reazione dei familiari. Il papà dell’esponente politica di Campomarino ha inseguito la troupe delle Iene con una scopa a mo’ di bastone» mentre la figlia provava «a farlo rientrare in casa, chiedendo che il giornalista e la trasmissione lascino in pace l’intera famiglia che, parole sue, “da dieci giorni non mangia e non esce di casa”». Nelle prossime puntate ricorderanno l’assoluzione di ieri?