Condanna a 1 anno e tre mesi e 20mila euro di risarcimento per Piercamillo Davigo. Lo ha stabilito il tribunale di Brescia nel processo per rivelazione e utilizzazione di segreto sui verbali della Loggia Ungheria resi alla Procura di Milano dall'ex legale esterno di Eni, Piero Amara, nei confronti del pm simbolo di Mani Pulite.

Il dispositivo di sentenza è stato letto nell'aula della Corte d'Assise dal presidente della prima sezione penale, Roberto Spanò, al termine di un processo iniziato il 24 maggio 2022.

La Procura aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi con la sospensione condizionale della pena per aver preso dalle mani del pm milanese Paolo Storari - già assolto in via definitiva - i verbali segreti di Piero Amara, in cui l'ex avvocato esterno di Eni svelava l'esistenza della presunta associazione massonica. Dichiarazioni rese in cinque interrogatori, tra il 6 dicembre 2019 e il 11 gennaio 2020, nell'inchiesta sul cosiddetto "falso complotto Eni", di cui Storari era uno dei titolari insieme alla collega Laura Pedio. Storari consegnò a Davigo, nell'abitazione milanese del magistrato simbolo di Mani Pulite, una chiavetta con gli atti secretati (documenti in word e non firmati) per poter denunciare la presunta inerzia a indagare da parte dei vertici della procura meneghina sull'ipotetica loggia massonica di cui avrebbero fatto parte personaggi delle istituzioni e delle forze armate, oltre che componenti del Csm in carica in quel momento.

Per l'accusa la scelta di divulgare a ex componenti del Csm, e non solo, i nomi presenti in quei verbali, costituisce un "pericolo grandissimo e concreto" perché "lo stesso Davigo non conosceva i confini della presunta loggia massonica: come poteva Davigo escludere che una delle persone scelte" per ricevere quelle rivelazioni "fosse parte dell'associazione o fosse in contato con qualcuno?". Posizione condivisa dall'avvocato Fabio Repici, che tutela gli interessi della parte civile Sebastiano Ardita, ex consigliere del Csm, che rimarca nelle repliche come "l'mputato è reo confesso, ha indotto Storari a rivelare quello che ha rivelato e poi ha mostrato ad altri quei verbali". Il legale sostiene che "l'imputato volontariamente ha disperso tutto quello che poteva fissare una data" rispetto alla consegna dei verbali che il legale fissa nei primi giorni di marzo 2020, mentre Storari colloca nell'aprile dello stesso anno.

Accuse che la difesa del magistrato in pensione respinge con forza: "Dobbiamo guardare i fatti, Davigo non ha fatto violazioni di legge sul divano di casa. Tutti i consiglieri hanno ritenuto legittimo ricevere quelle informazione, altrimenti avrebbero dovuto presentare una denuncia, ma nessuno lo ha fatto. Davvero può essere un pericolo avere ricevuto un pericolo? Mi pare improbabile", avendo parlato dell'indagine milanese a persone obbligate al segreto. "Sono gli uomini del Comitato di presidenza che hanno fatto una scelta che si è mostrata ragionevole" conclude il difensore Pulitanò.