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Al leader di Azione non va giù l’accordo tra Pd, Verdi e Si e via Twitter torna a minacciare la corsa solitaria. Orfini: «Serve un hacker che lo blocchi...»
Una coalizione senza pace e un Enrico Letta votato al martirio. Parliamo del centrosinistra, che a poco più di un mese dal voto ancora non riesce a chiudere il cantiere delle alleanze. Dopo aver siglato una bozza di accordo con Verdi e Si, Letta si è infatti ritrovato un Carlo Calenda di nuovo agitatissimo e contrario a ogni cedimento a sinistra. Botte da orbi nell’arena twitter E Calenda lascia tutti in bilico
Insulti e frecciate social tra il leader di Azione, Bonelli, Fratoianni e Di Maio Letta prova a mediare ma finisce male, a rischio la tenuta della coalizione
Bonelli, Fratoianni e Di Maio da una parte, Calenda dall’altra. In mezzo Enrico Letta, che prima latita poi prende in mano la situazione ( o almeno ci prova). È questo il riassunto di un’altra giornata al vetriolo tra quelli che dovrebbero gli alleati nella coalizione di centrosinistra. Il condizionale è d’obbligo una volta di più, se è vero che ormai ciò che divide la federazione di Azione e + Europa da quella di Sinistra italiana e Verdi è ampiamente maggiore di ciò che le unisce ( peraltro, quasi nulla).
E se una volta certe discussioni avvenivano nelle sedi di partito, o al massimo con qualche telefonata che rimbombava nei corridoi di palazzo, ecco che in questa brevissima e torrida campagna elettorale per le Politiche 2022 la principale arena di scontro è nientemeno che twitter.
Tutto è iniziato di prima mattina con l’attacco di Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, a Carlo Calenda, che poco prima aveva dato un ultimatum a Letta del tipo: «o noi, o loro».
Riprendendo le parole del presidente del Consiglio di mercoledì in conferenza stampa post approvazione in Cdm del decreto Aiuti bis, Fratoianni ha scritto che «l’agenda Draghi, come ha detto lui stesso non esiste». Per poi ironizzare sul leader di Azione. «Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un’altra - aggiunge Fratoianni Noi intanto lavoriamo per un’Italia più giusta e più verde». Apriti cielo. Il già poco incline al pacato dibattito Calenda coglie la palla al balzo e risponde per le rime. «Direi che abbiamo raggiunto un punto di chiarezza - scrive l’ex ministro dello Sviluppo economico - Mi pare del tutto evidente che c’è una scelta netta da fare per il Partito democratico che ha siglato un patto chiaro con noi che dice l’opposto, a queste condizioni per quanto ci concerne non c’è spazio per loro nella coalizione: No Nato e no agenda Draghi sono linee rosse per noi e per + Europa, adesso decida Letta». Che non decide con chi stare ma decide di richiamare all’ordine il numero di Azione, incontrandolo nel tardo pomeriggio per dirimere la questione.
Il problema è che nel frattempo l’incendio non s’era spento, anzi. A metà mattinata è il ministro della Cultura e stratega silenzioso del Pd, Dario Franceschini, a provare a fare da paciere, ovviamente sempre su twitter. «Carlo Calenda e Nicola Fratoianni, fermatevi - tuona l’esponente dem - Ci aspetta una sfida molto più grande dell’interesse dei nostri partiti, cioè evitare che l’Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace: per iniziarla e vincerla occorre rispettarci a vicenda e accettare le nostre diversità». Il tentativo, manco a dirlo, fallisce. Ed è lo stesso Calenda a rispondere per le rime pure al povero Franceschini. «Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona - scrive - Avete firmato un patto che prevede Nato, rigassificatori, equilibrio di bilancio, revisione del reddito di cittadinanza, agenda Draghi: dall’altro lato c’è una dichiarazione al minuto contro tutto questo». Invitando poi alla chiarezza da parte del Pd e di Enrico Letta. Che, nessuno vorrebbe essere nei suoi panni, prima lascia raffreddare gli animi e poi decide di convocare i leader di Azione e + Europa. Non prima, però, di un altro paio di polemiche, così giusto per rendere più saporita la giornata. La prima è con il coportavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, che sprezzante del pericolo aveva definito Calenda «un bambino che deve essere educato». Non l’avesse mai fatto. «Vorrei capire se si può pensare di lavorare così, boh», twitta il segretario di Azione rivolto sempre all’ormai stremato Letta. Il carico finale lo mette Luigi Di Maio. «Dopo essere partito dal “grande centro”, Calenda è diventato un “gregario” della coalizione di centrosinistra - scrive il ministro degli Esteri in una nota ( sic!) - Di conseguenza, capisco le sue difficoltà a spiegare, anche ai nuovi arrivati del suo partito e al suo elettorato, che alla fine si candida nel centrosinistra ma sorprende che proprio lui, che si innalza a paladino dell’anti- grillismo, nelle sue dichiarazioni e nei suoi tweet sia diventato il più estremista di tutti». Per poi dargli del disgregatore della coalizione che rischia di «fare un regalo alle destre». Dall’incontro tra Letta e Calenda non esce nulla di buono e dopo il faccia a faccia il leader di Azione dice di «non avere niente da commentare».
Nel frattempo, arriva l’okay dei Verdi all’alleanza con il Pd, ma negli stessi minuti la Lista civica nazionale dell’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti risponde picche alla proposta del Nazareno di correre con Impegno civico di Di Maio. Insomma, come fai ne manca un pezzo, e così Pizzarotti, che conta sul sostegno di centinaia di sindaci, alza la cornetta e chiama Matteo Renzi. L’ipotesi di un’alleanza è sul tavolo, spiegano da Italia viva. L’obiettivo è superare il 5 per cento.