«Ci risiamo. Appena una vicenda giudiziaria, per contenuto o per soggetti coinvolti, diventa una possibile fonte di clamore mediatico, ecco che il rispetto delle regole e dei delicati equilibri procedimentali viene messo comodamente da parte, con la diffusione di notizie, persino ignote agli indagati, e la pubblicazione di atti processuali nella disponibilità dei media prima ancora che siano conosciuti dalle parti». Così in una nota la Camera penale di Milano lancia l’allarme in merito all’inchiesta della procura meneghina che ipotizza un sistema corruttivo puntando il riflettore su una trentina di operazioni urbanistiche. 

«Leggiamo infatti sulla stampa - prosegue la nota - che il sindaco di Milano, senza che risultino smentite ad opera della Procura, sarebbe sottoposto a indagine nell’ambito del procedimento penale sulle “vicende urbanistiche”, per il quale è pendente, nei confronti di amministratori pubblici e soggetti privati, una richiesta di applicazione di misure cautelari personali, su cui il gip dovrà pronunciarsi nei prossimi giorni e dopo lo svolgimento degli interrogatori preventivi oggi previsti dall’art. 291, co. 1 quater c.p.p. Sempre dalla stampa, apprendiamo che il sindaco avrebbe conosciuto proprio dai giornali di essere indagato, non avendo ricevuto alcun atto o comunicazione da cui emergesse detta posizione. Siamo, all’evidenza, di fronte all’ennesimo corto circuito, in cui notizie destinate a rimanere segrete giungono nella disponibilità dei media, mentre l’indagato apprende della propria posizione processuale non attraverso gli strumenti previsti dal codice di procedura penale, che ne regolano presupposti e garanzie, ma per pubblici proclami». 

Secondo la Camera penale di Milano «altrettanto sorprendente è che la stampa disponga, contestualmente alla (se non addirittura prima della) notifica dell’avviso di fissazione dell’interrogatorio preventivo, di informazioni dettagliate sugli addebiti e sugli elementi d’indagine, in un momento in cui nemmeno le difese hanno ancora avuto accesso alla richiesta di applicazione delle misure cautelari. Nel contempo, in una fase procedimentale delicatissima, in cui si decide della libertà delle persone, assistiamo e purtroppo continueremo ad assistere alla divulgazione di dettagli investigativi (grazie alla stampa conosciamo anche il numero degli indagati e così si apre anche l’inquietante lotteria sui nomi di chi sarebbe coinvolto dall’indagine) e alla celebrazione del processo mediatico, che travolge la presunzione d’innocenza ed entra in modo dirompente nelle vite delle persone, nelle dinamiche politico amministrative, nelle sorti delle aziende.

Ci si può sedere allo stesso tavolo con le migliori intenzioni, si possono predisporre documenti d’intesa sulle buone prassi dell’informazione giudiziaria, ma - conclude la Camera Penale di Milano - di fronte alle distorsioni sopra denunciate, appare evidente che la presunzione d’innocenza rappresenta nulla più che una formula vuota, che svanisce, sopraffatta dalla rappresentazione mediatica delle tesi, unilaterali e proposte, in assenza di contraddittorio, dall’Accusa».