Il nuovo rapporto di Reporter senza frontiere traccia un quadro drammatico sulla libertà di stampa nel mondo, indicando che Israele è responsabile di quasi la metà dei giornalisti uccisi nel 2025, con 29 reporter palestinesi morti nella Striscia di Gaza. Il dossier, che analizza i dati raccolti da dicembre 2024 a dicembre 2025, documenta 67 giornalisti uccisi a livello globale, un numero leggermente superiore ai 66 registrati l’anno precedente, ma che conferma una tendenza di lungo periodo profondamente preoccupante.

Rsf definisce le forze israeliane «il peggior nemico dei giornalisti», attribuendo loro il 43% delle morti dell’ultimo anno. Dall’inizio della guerra a Gaza, il 7 ottobre 2023, il numero complessivo dei reporter uccisi sfiora quota 220, un bilancio che conferma Israele come il Paese al mondo con il più alto numero di giornalisti morti per il terzo anno consecutivo. Una tragedia continua che, nelle parole dell’organizzazione, «ha colpito in modo devastante la capacità dell’informazione di documentare il conflitto».

Nel resto del mondo, il 2025 registra altri fronti critici. Il Messico si conferma uno dei Paesi più letali, con nove giornalisti assassinati, il dato più alto degli ultimi tre anni. L’Ucraina, pur lontana dai picchi del 2022, registra tre reporter uccisi, mentre il Sudan ne conta quattro, in un contesto segnato dall’inasprimento della guerra civile. Nonostante ciò, il totale mondiale – 67 – resta significativamente inferiore al picco di 142 morti del 2012, anno in cui la crisi siriana aveva raggiunto la massima intensità, e rimane sotto la media ventennale di circa 80 vittime l’anno.

Accanto ai dati sugli omicidi, Rsf documenta il numero di giornalisti imprigionati per il loro lavoro. Il quadro è altrettanto inquietante: 503 reporter detenuti in 47 Paesi al 1° dicembre 2025. La Cina resta il Paese più repressivo, con 121 giornalisti incarcerati, seguita da Russia (48) e Myanmar (47). Secondo l’organizzazione, questi numeri «testimoniano un attacco sistemico alla libertà di informazione», aggravato da contesti geopolitici sempre più instabili.