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DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
La maggioranza conservatrice della Corte Suprema degli Stati Uniti ha lasciato intendere di essere pronta a sostenere la posizione del presidente Donald Trump nella disputa sulla rimozione dei vertici delle agenzie federali indipendenti. Durante un’udienza durata oltre due ore e mezza, sei giudici su nove hanno mostrato apertura verso un’interpretazione più ampia dei poteri della Casa Bianca, mettendo in discussione il precedente stabilito nel 1935 dal caso Humphrey’s Executor v. United States. Quel verdetto, rimasto saldo per quasi un secolo, limita la possibilità del presidente di rimuovere senza giusta causa i commissari delle autorità indipendenti.
Il caso oggi al vaglio della Corte riguarda il licenziamento di Rebecca Kelly Slaughter dalla Federal Trade Commission, deciso da Trump lo scorso marzo senza la motivazione di “giusta causa” prevista dalla normativa vigente. Le posizioni emerse mostrano una netta divergenza tra i giudici conservatori, inclini a rafforzare il controllo dell’Esecutivo, e i tre giudici progressisti, contrari a una revisione che rischierebbe di indebolire l’equilibrio istituzionale. Sonia Sotomayor ha sottolineato che un pronunciamento favorevole a Trump priverebbe il Congresso della facoltà di creare agenzie realmente indipendenti, rompendo un assetto che per decenni ha garantito bilanciamento tra i poteri.
Alcuni giudici conservatori hanno però ribaltato la prospettiva, interrogandosi sul punto di equilibrio tra le competenze del Congresso e quelle del presidente. Se il Parlamento può strutturare a proprio piacimento enti federali blindando i loro vertici, hanno osservato, la separazione dei poteri rischierebbe di inclinarsi nella direzione opposta. Lo scontro istituzionale ha così riportato alla ribalta temi già emersi nella sentenza del 2024 sull’immunità presidenziale, quando la Corte – con un voto 6 a 3 – affermò che il Congresso non può regolare il potere del presidente di rimuovere funzionari esecutivi. È un precedente che l’avvocato generale D. John Sauer, rappresentante dell’amministrazione Trump, ha richiamato con forza durante l’udienza, definendo Humphrey’s Executor “un guscio in decomposizione” che genera incertezza nei tribunali.
Anche il presidente della Corte, John Roberts, ha parlato del precedente del 1935 come di un “guscio essiccato”, segno di un orientamento ormai diffuso tra i conservatori. Ma l’esito non è ancora scontato, anche perché la sentenza potrebbe ridefinire l’architettura del potere federale. Oggi il principio sancito nel 1935 tutela i vertici di una ventina di agenzie indipendenti, dalla FTC alla SEC, costituendo un pilastro dell’amministrazione pubblica statunitense.
La decisione finale è attesa entro fine giugno e potrebbe aprire una nuova stagione nei rapporti tra Casa Bianca, Congresso e autorità indipendenti, con ricadute profonde sul funzionamento dello Stato federale e sull’equilibrio dei poteri negli Stati Uniti.


