Per chi si occupa di diritto sportivo e per i tifosi la giornata di ieri non sarà facilmente dimenticata. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha infatti emesso la sentenza sul caso Superlega affermando un principio estremamente importante, e cioè che Uefa e Fifa stanno esercitando la propria attività in regime di monopolio abusando quindi della loro posizione dominante. Si tratta senza dubbio di una sentenza storica. che può ragionevolmente porsi sullo stesso piano di quella del 1995 sul caso Bosman, che cambiò per sempre il cosiddetto mercato dei calciatori professionisti. Rimane tuttavia da vedere, e ci vorrà del tempo, se la sentenza di ieri avrà, dal punto di vista concreto, gli stessi effetti di quella Bosman.

Intanto è opportuno ricordare che, contrariamente a quanto in questi mesi capitava spesso di leggere sui quotidiani, soprattutto su quelli sportivi, l’esito della decisione non era poi così improbabile. La Corte si era già espressa, anche recentemente, sul concetto di posizione dominante precisando che tale situazione si verifica quando il comportamento di un’azienda, o di un ente, si basi sullo sfruttamento di risorse o di mezzi propri al fine di servirsi della propria posizione di forza sul mercato per impedire, od ostacolare, la concorrenza.

La Corte non si era limitata all’affermazione del suddetto principio poiché aveva anche individuato i criteri in base ai quali si poteva ritenere sussistente la posizione dominante. In virtù di tali criteri necessari a escludere il carattere abusivo, ovvero a escludere la posizione dominante, si deve dimostrare che le regole che un ente si è dato siano di per sé inidonee a pregiudicare l’effettiva concorrenza sul mercato. È proprio questo il criterio dirimente: sia la Fifa, sia l’Uefa, hanno certamente il carattere di struttura economica e possono considerarsi, sia pure in senso lato, aziende, poiché hanno rilevanti introiti economici che vengono percepiti grazie alle competizioni sportive organizzate sotto la propria egida, ma il loro ordinamento è anche caratterizzato da norme che impongono la loro autorizzazione su nuove competizioni sportive e sul relativo sfruttamento dei diritti. Come non ricordare la teoria della cosiddetta pluralità degli ordinamenti giuridici del professor Santi Romano, ancor oggi validissima per garantire l’autonomia delle Federazioni sportive e che tuttavia non costituirebbe un argomento a favore della Fifa o dell’Uefa ma, anzi, a ben vedere, un argomento contrario, poiché le regole che la Corte di Giustizia europea ha dovuto valutare non sono finalizzate a garantire l’autonomia dell’Uefa e della Fifa, ma semmai, al contrario, ad ostacolare la libera iniziativa di altri.

D’altra parte come negare che l’effetto cosiddetto escludente era già stato considerato dal Tribunale di Madrid, che aveva rimesso la questione alla Corte di Giustizia europea. I giudici spagnoli avevano colto il profilo della reazione della Uefa all’istituzione della Superlega, fortemente voluta anche dall’allora presidente della Juventus, Andrea Agnelli, caratterizzata anche in maniera punitiva con minaccia di esclusione dalle competizioni. Difficile poi, sotto un profilo strettamente giuridico, criticare la decisione non foss’altro perché l’articolo 102 del Trattato di funzionamento dell’Ue espressamente vieta lo sfruttamento abusivo di una posizione dominante che possa in qualche maniera pregiudicare il commercio all’interno dell’Unione o comunque impedire o restringere la concorrenza e, in ultima analisi, la libera iniziativa economica.

Il dato normativo pertanto è tale da non potersi confutare, poiché diversamente opinando si finirebbe per porre in discussione un caposaldo del trattato eurounitario. Rimane da segnalare che la sentenza di per sé non vale come autorizzazione o come legittimazione della cosiddetta Superlega, questione quest’ultima che spetterà semmai al Tribunale di Madrid.

Certo non può esservi dubbio sul tenore delle dichiarazioni rilasciate dagli esponenti della Superlega medesima che giustamente, dal loro punto di vista, evidenziano il risultato soprattutto sotto il profilo dell’aver ottenuto il diritto di competere e cioè il diritto di organizzare manifestazioni sportive senza essere dominati dal monopolio Fifa- Uefa. Come dar torto a chi vince il primo round? In fin dei conti il secondo è il più difficile creare in concreto un vero sistema alternativo a fronte di una radicalizzazione delle strutture organizzative del calcio, le Federazioni nazionali, a cui tutti i protagonisti, cioè i tesserati, fanno riferimento.