«Ritengo molto significativa la ferma convinzione e il rinnovato sostegno del vicepresidente del Csm, David Ermini sulla necessità di tutelare alla stessa maniera lindipendenza e lautonomia, anche intellettuale, di avvocati e magistrati, e quindi della giurisdizione italiana». Lo afferma la presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense, Maria Masi commentando le parole del vicepresidente del Csm, che intervenendo oggi al XVIII Congresso dellUnione delle Camere Penali Italiane in corso a Roma, ha rilanciato il tema dell'avvocato in Costituzione. «I tempi sono certamente maturi - prosegue Masi - per riavviare il percorso parlamentare sul riconoscimento dellavvocato in Costituzione, a garanzia del corretto e pieno esercizio del diritto di difesa. Già nel recente passato il progetto del Cnf sul tema del rilievo costituzionale dellavvocatura, aveva ottenuto l' impegno della politica tanto che esiste un disegno di legge, depositato in Senato. Ripartiamo da lì, con ununità di intenti: il rafforzamento dello Stato di diritto e dellintera giurisdizione a favore dei cittadini». Nel suo intervento, Ermini ha sottolineato che le riforme non si risolvono ed esauriscono in un mutamento delle regole ma richiedono, per inverarsi, che coloro che ne sono destinatari e dai quali la loro attuazione dipende possano farle proprie. E dunque di fondamentale importanza che le stesse siano accompagnate da mirati investimenti formativi e in termini di risorse. Ma io penso che questo percorso di costruzione del futuro del Paese richieda responsabilità e impegno da parte di tutti gli attori della giurisdizione. Sapete che da tempo sostengo la necessità che si possa finalmente affrontare il tema del rilievo costituzionale dellavvocatura, perché magistrati e avvocati (e aggiungerei anche gli accademici) sono i coprotagonisti e partecipano su un piano di parità al buon andamento della funzione giurisdizionale. Specialmente ora, di fronte alla prospettiva di una giustizia nei tempi e nei modi più efficiente, ritengo che tra tutti gli operatori del diritto debba prevalere spirito costruttivo e interesse a collaborare insieme in vista dellobiettivo, nella consapevolezza che la reciproca legittimazione è il presupposto indispensabile del contributo di ciascuno allattuazione dei principi e delle garanzie stabiliti dalla carta costituzionale. In apertura dell'Assise l'intervento della ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha reso un omaggio all'avvocatura: I destini della giustizia passano attraverso il contributo di tutti i suoi protagonisti. E qui lavvocatura è davvero un attore protagonista in prima linea al servizio della giustizia. Questo è evidente nelle sue tante articolazione: il mondo giuridico deve avere una pluralità di punti di vista, di apporti che sono un fattore di arricchimento. Qui in prima fila ci sono alcuni tra i miei più stretti collaboratori, come lavvocato Sisto, o come il professor Gatta e il vice capo di Gabinetto Nicola Selvaggi che sono stati accolti al ministero, popolato tradizionalmente da tanti magistrati,  con gran favore da parte di tutti.  La Ministra ha poi aggiunto: Avete scelto un tema bellissimo, che coglie lo spirito di fermento che percepisco nella giustizia italiana, un desiderio di fare, lattesa del cambiamento in atto. Si è compreso che una giustizia che funziona è davvero indispensabile per il cambiamento e il rinnovamento del Paese, sotto ogni aspetto. Quello che frena tanti investimenti esteri non è solo la giustizia civile ma quella che viene percepito come  scarsa affidabilità e risposta della giustizia penale. Dalle aule dei tribunali passa tanto della prosperità del nostro Paese. Nessuno stupore nel fatto che i grandi investimenti che l'Europa ci mette a disposizione, passino non solo dal rinnovamento della giustizia civile, ma anche penale. Stiamo lavorando intensamente, siamo al passo con gli impegni presi con l'Europa. Consapevole di trovarsi dinanzi ad una platea che ha mosso critiche al nuovo istituto dellimprocedibilità la Guardasigilli ha evidenziato: Nel testo del disegno di legge delega non cè solo l'improcedibilità, sulla quale tanto si è accanito il dibattito pubblico, ma cè un potenziale tutto da sviluppare e attuare, sia sugli aspetti più specificamente processuali della delega, sia su quelli che vanno a incidere sul sistema sanzionatorio, che potenziano le possibilità delle soluzioni alternative al carcere, e dove si mette in campo un'ipotesi di riforma delle pene pecuniarie, totalmente inattuate, dove si allarga il principio della particolare tenuità del fatto". E poi arriva lapplauso dellassise quanto sottolinea: non ho mai avuto una particolare posizione ideologica, sono scevra da posizioni politiche ma ho un faro chiaro, la linea di orizzonte oltre la quale non si può andare in nessuna mediazione politica: sono i principi costituzionali. Base culturale comune, unione delle forze, rispetto dei valori costituzionali: questi, invece, i principi che hanno accomunato avvocatura e magistratura nei saluti istituzionali  Congresso. Per  lavvocato Giovanna Ollà, Consigliera del Consiglio Nazionale Forense, la presenza del Cnf era assolutamente doverosa perché cè stato un lavoro molto importante portato avanti congiuntamente. Nel mio intervento ho focalizzato lattenzione sulla parola insieme non come aggregazione casuale ma come sinergia tra la rappresentanza istituzionale e quella politica, ognuna nel rispetto delle proprie prerogative. Spesso questo non accade: ciò, non solo non ci fortifica, ma ci indebolisce dinanzi allopinione pubblica ma anche nei confronti della forza delle argomentazioni che portiamo avanti. Per quanto concerne la riforma del penale appena varata ci ha detto: è ancora perfettibile,  tuttavia con lintervento del Ministro Marta Cartabia si è superato il peggio che poteva essere la riforma Bonafede. Cè stato ovviamente un ripristino dei valori costituzionali. Prima di lei il dottor Antonio Mura, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma: questo congresso è loccasione per trovare una cultura comune tra avvocati, giudici e magistratura requirente, ponendo al centro la condivisione del valore del dibattimento, concetto ovvio ma non sempre riconosciuto. Tutto questo passa attraverso la valorizzazione del diritto di difesa, il rispetto della presunzione di non colpevolezza, la corretta comunicazione istituzionale, a prescindere dal fatto che ce lo chieda lEuropa.