IL LAVORO RENDE LIBERI?

FOUNDER ECONOMIA CARCERARIA

Tra l’Ottocento e il Novecento non è più solo l’Europa a sperimentare nuove forme di contenimento, ma gli esempi più seguiti vengono da oltreoceano. Si configurano due tipologie di carcere, prima negli Stati Uniti e poi in Europa. Si tratta del modello filadelfiano e del modello di Auburn.

Il modello filadelfiano prevedeva l’isolamento assoluto dei detenuti attraverso celle per ogni ospite e ore d’aria solitarie per evitare una promiscuità tra prigionieri ritenuto fattore criminogeno estremamente rischioso, incentivando invece un processo psicologico introspettivo che conducesse ad un ravvedimento. Un isolamento che comunque portava ad una completa deprivazione sensoriale, comportando a fine pena degli shock tremendi, danni cerebrali e allucinazioni di ogni genere. Il lavoro carcerario era un premio disciplinare concesso per la buona condotta di coloro che dimostravano di sottostare alle regole e di aver interiorizzato determinati valori morali. Non aveva finalità produttiva né formativa, era vietato l’uso di alcun tipo di macchinario industriale e veniva svolto individualmente Nel modello auburniano, sorto nello stato calvinista di New York, invece, era previsto il lavoro obbligatorio per tutti, prevedendo l’isolamento cellulare solamente nelle ore notturne. Durante le ore di lavoro era comunque imposto il silenzio assoluto per evitare l’effetto di “prisonization” che il carcere poteva provocare.

Anche in questo caso il lavoro non era produttivo ma era fondamento di tutto il sistema affinché si promuovesse una trasformazione dell’individuo criminale, refrattario alle regole della società, disciplinandolo ai valori e alle abitudini del lavoro. Il vantaggio del sistema auburniano era nel ricreare una società fondata sul lavoro e, a differenza del modello di Philadelphia, evitava di distruggere la potenziale forza- lavoro evitando shock psicologici gravi come nel modello filadelfiano in quanto estremamente difficile imporre il silenzio totale e vigilare durante le ore in comune.

Il lavoro comunque assumeva una connotazione di strumento di persecuzione fisica; si esplicita nel trasporto di grossi macigni da un posto ad un altro e viceversa, oppure nell’azionare pompe che ributtavano acqua nella stessa fonte dalla quale veniva aspirata. Lo strumento più utilizzato fu la ruota a pedali (“threadwheel” ideata da William Cubitt nel 1818) adatta a macinare il grano o a sollevare acqua, ma impiegata inutilmente per macinare aria.

Un giudice dell’epoca la definì con entusiasmo: la punizione più tediosa, angosciosa, e salutare che fosse mai escogitata dall’ingegno umano.

Lavoro obbligatorio o premio disciplinare, da svolgere individualmente o in gruppo, che sia produttivo o semplicemente un’attività senza risultati, questi i temi principali e domande alle quali ancora oggi troppo maldestramente cerchiamo di dare risposta.