Pericolosa protesta, sabato, presso la casa circondariale di Pescara, di un detenuto nordafricano che si è dato fuoco. Come spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria «sembrerebbe che alla base del gesto del detenuto, 40enne di origini marocchine, con una pena definitiva da scontare e ammesso al lavoro all'esterno, ci sia stata la contestazione per un rapporto disciplinare avuto qualche giorno prima. Il detenuto aveva chiesto più volte di parlare con il comandante e, nel momento in cui questo si è recato presso il Reparto semiliberi, si è dato fuoco. Tempestivamente è stato allertato il 118 che lo ha portato all'ospedale civile di Pescara, dove le sue condizioni sono apparse subito gravi. Trasportato con l'elicottero, è stato disposto il ricovero presso la struttura grandi ustionati dell'ospedale di Bari».

«Sono stati momento di grande tensione», sottolinea Capece, che era stato in visita proprio nel carcere di Pescara due volte, prima lunedì e, poi, mercoledì scorsi, in quest'ultima occasione insieme al vice capo dell'Amministrazione penitenziaria Lina Di Domenico. «Nel corso della visita, abbiamo rilevato che, a fronte di una popolazione di ben 379 reclusi, il personale del Corpo di Polizia penitenziaria consta di sole 107 unità e, peraltro, la maggior parte di essi hanno una rilevante età anagrafica. Tutto ciò - denuncia Capece - comporta che spesso il personale impiegato giornalmente è di molto inferiore a quello realmente occorrente per presidiare tutti i posti di servizio sensibili presenti in Istituto. La struttura è assai vetusta e necessiterebbe di importanti interventi che possano renderla più confortevole e, magari, attraverso una riorganizzazione dei locali presenti, anche più funzionale. Di più, ci è stato riferito che il Comandante di Reparto assegnato in istituto, anziché essere costantemente presente per guidare i propri uomini nella critica illustrata situazione di cui sopra, sarebbe stato posto in distacco presso il Provveditorato per svolgere mansioni prettamente amministrative e/o di archivio, secondo quello che ci è stato riferito nel corso della visita».

Da qui le richieste del Sappe ai vertici del Dap: «Potenziare il contingente di personale di Polizia penitenziaria, anche con il rientro stabile del comandante di Reparto presso il penitenziario di 'San Donato'; dotare gli agenti di idonei dispositivi di protezione individuale in modo di avere la possibilità di difendersi in occasione di qualsivoglia criticità e provvedere ad una funzionale ristrutturazione dell'edificio penitenziario».