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Oggi la Corte costituzionale deciderà se l’articolo 4 bis comma uno dell’ordinamento penitenziario, che prevede l’ergastolo ostativo, sia o no conforme alla nostra Costituzione. Ricordiamo che la Consulta torna a occuparsi di questo tema dopo sedici anni, perché già nel 2003 aveva esaminato e respinto la questione di costituzionalità. Ma oggi è diverso da allora, perché c’è stata la sentenza definitiva di condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo ( conosciuta come sentenza Viola) proprio in merito a quella parte del 4 bis che respinge qualsiasi richiesta di beneficio se si sceglie di non collaborare.
In sostanza, la Cedu fa cadere sostanzialmente la collaborazione con la giustizia come unico e imprescindibile criterio di valutazione. Perché è importante? Una legge contraria alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo è fortemente sospettata di incostituzionalità, visto che vige un obbligo costituzionale: la legge nazionale deve rispettare gli obblighi internazionali ratificati. Il ragionamento della Cedu è abbastanza semplice.
Stigmatizza il fatto che la mancata collaborazione è sempre sinonimo di pericolosità sociale o mancato ravvedimento, perché – come evidenza sempre la Cedu – la scelta di non collaborare può essere anche non libera: ad esempio perché un ergastolano teme ritorsioni su se stesso o vendette nei confronti dei propri familiari, oppure perché a distanza di 20- 30 anni di detenzione non c’è nulla di utile da confessare. D’altro canto, gli stessi giudici di Strasburgo, sottolineano che la stessa collaborazione molto spesso non è autentica, ma fatta solo per ottenere dei benefici.
A differenza di ciò che si dice, i giudici europei dimostrano di conoscere molto bene la storia della mafia italiana e vicende giudiziarie connesse. Abbiamo il caso eclatante del falso collaboratore Vincenzo Scarantino che ha fatto arrestare e condannare persone innocenti, accusati di aver eseguito la strage di via D’ Amelio. Oppure il caso del falso pentito che fece condannare Enzo Tortora. Ma, se pensiamo al discorso del ravvedimento, abbiamo esempi di collaboratori di giustizie che, ottenendo i benefici, hanno commesso dei crimini.
C’è l’esempio del boss Totuccio Contorno, uno dei primi a pentirsi subito dopo Tommaso Buscetta, arrestato nell'estate del 1988 per il suo ' ritorno in armi' a Palermo con l'obiettivo di vendicarsi nei confronti dei clan rivali che gli avevano sterminato la famiglia. Anche Balduccio Di Maggio, un altro pentito ' storico' che aveva parlato del presunto ' bacio' tra Totò Riina e Andreotti, fu sorpreso dopo essere rientrato a San Giuseppe Jato proprio per regolare i conti con il clan di Giovanni Brusca.
A proposito di quest’ultimo, come si è visto, anche se è un collaboratore di giustizia, per i giudici della Cassazione non ha dimostrato segni di ravvedimento. Nel passato ha comunque ottenuto numerosi benefici nonostante abbia commesso 200 omicidi, oltre ad aver ordinato di sciogliere i bambini nell’acido ed eseguito la strage di Capaci. Una volta, durante un permesso, era stato scovato con un cellulare che non doveva tenere. Oppure – storia archiviata con tanto di restituzione dei soldi - quando nel 2010 i carabinieri del gruppo Monreale, in provincia di Palermo, hanno trovato una grossa somma di denaro - circa 200 mila euro in contanti - a casa della moglie. L’accusa scattata nei suoi confronti era di riciclaggio, intestazione fittizia di beni ed estorsione.
Oggi, come detto, la Consulta dovrà esaminare i due casi di ergastolani ostativi identici: quello di Sebastiano Cannizzaro e Pietro Pavone. In udienza saranno quindi presenti i rispettivi avvocati. L’avvocato Vianello Accorretti per il caso Cannizzaro e gli avvocati Michele Passione e Mirna Raschi per il caso Pavone. La parte però più interessante è che all’udienza parteciperanno anche i cosiddetti amicus curiae, ovvero le parti terze che, nonostante non siano parte in causa, offrono un aiuto alla Consulta per decidere. Per il caso Pavone si affiancherà l’avvocata Emilia Rossi, per l’autorità del Garante nazionale delle persone private della libertà, e l’avvocato Vittorio Manes per l’Unione Camere penali italiane. Per quanto riguarda il caso Cannizzaro si affiancherà l’avvocato Andrea Saccucci per Nessuno Tocchi Caino e l’avvocato Ladisalao Massari per Marcello Dell’Anna. Quest’ultimo un ergastolano ostativo, simbolo del riscatto e ravvedimento. Anche se ha scelto di non collaborare.