Al carcere di Biella, in Piemonte, tre detenuti sarebbero stati legati, gettati in cella e poi picchiati. È scattata così, da parte della procura, ma su segnalazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ( Dap), una indagine per reato di tortura.

Come detto, la segnalazione dei comportamenti illeciti alla Procura sarebbe arrivata dal Dap. L'attuale comandante della penitenziaria, Domenico La Gala, avrebbe aiutato i carabinieri a completare l'indagine. Sono stati visionati i filmati delle telecamere di sorveglianza e nell'inchiesta sono finiti sia gli agenti che hanno partecipato ai presunti pestaggi, sia quelli che non hanno fatto nulla per impedirli. Secondo gli inquirenti ci sarebbero altre due vittime accertate delle torture: due marocchini che avrebbero raccontato di essere stati percossi e di aver ricevuto dagli agenti anche l'offerta di droga, in cambio della fede nuziale. A seguito delle indagini, un commissario della polizia penitenziaria è agli arresti domiciliari e altri ventisette agenti della casa circondariale rischiano la sospensione: la decisione spetta al gip dopo i primi interrogatori in programma nei prossimi giorni.

Le indagini si concentrano su episodi risalenti all'estate scorsa. Le videocamere hanno ripreso l'arrivo in carcere, in evidente stato di agitazione, di un cittadino georgiano accusato di furto. L'uomo sarebbe stato messo a terra nel corridoio con gambe e braccia legate da corde. Il commissario che dirigeva l'operazione avrebbe zittito chi aveva provato a intervenire. Ma il carcere di Biella era già salito agli onori della cronaca sull'uso illecito di tamponi destinati ai detenuti e sul presunto traffico di droga all'interno delle mure carcerarie. Si tratta di un agente al quale in casa era stato trovato dello stupefacente, che aveva tentato di nascondere gettandolo dalla finestra. Altri ventidue indagati, invece, aspettano il rinvio a giudizio per lo scandalo dei ' furbetti del tampone' sempre nella stessa casa circondariale. Quest'altra inchiesta ha coinvolto anche la precedente direttrice Tullia Ardito, poi trasferita al Marassi di Genova e la responsabile dell'infermeria Paola Zaldera. I tamponi destinati soltanto ai detenuti venivano utilizzati da agenti, infermieri, educatori, persino da familiari del personale, fatti entrare la sera in carcere senza permesso.

Questo presunto episodio di tortura avvenuto la scorsa estate al carcere di Biella, si aggiunge a quello di Ivrea dove le inchieste sono due grazie alla denuncia portata avanti da Antigone tramite l’avvocata Simona Filippi: in una, relativa a fatti del 2016 e 2017, condotta dalla Procura generale, gli indagati sono 25. Nella seconda, coordinata dalla locale Procura, sono coinvolti agenti della polizia penitenziaria e medici in servizio nel carcere. Ma anche funzionari giuridico pedagogici e direttori pro- tempore della casa circondariale. A Torino sono stati rinviati a giudizio in 22, tra cui l’ex direttore del carcere. Una parte del processo è in corso con il rito abbreviato, l’altra comincerà a luglio.