È malato terminale, da sette mesi è ricoverato in regime di 41 bis nel reparto ospedaliero di medicina protetta dell'ospedale San Paolo di Milano. E questo nonostante sia una struttura di ricovero temporaneo. Parliamo del detenuto Antonio Tomaselli, tra l’altro – come notiziò a suo tempo Il Dubbio -, durante l’emergenza pandemia, fu il primo recluso al regime duro ad aver contratto il Covid 19. La situazione, a causa del cancro, è gravemente peggiorata: secondo il suo legale si starebbe commettendo una palese violazione dei commi dell’articolo 41 bis stesso. Un caso che ora è oggetto di interrogazione parlamentare rivolta al ministro della giustizia, sollevata dal deputato di Italia Viva Roberto Giachetti.

L’interrogazione è scaturita dopo che la vicenda è stata discussa durante una rubrica settimanale su Radio Leopolda del 2 febbraio 2023, in cui l'ex deputata radicale Rita Bernardini ha intervistato l'avvocato del foro di Catania Giorgio Antoci e la signora Katiuscia Randazzo, moglie di Tomaselli. Secondo quanto emerso dall'intervista, Tomaselli è affetto da adenocarcinoma del polmone destro con plurime metastasi polmonari bilaterali, surrenali, cerebrali, con diffusione linfangitica tumorale e versamento pleurico consensuale, plurime metastasi linfonodali ilari destre e mediastiniche, e da seri problemi cardiaci da fibrillazione atriale che possono provocare la morte improvvisa.

Come ha sottolineato lo stesso deputato Giachetti nell’interrogazione parlamentare, la struttura di medicina protetta del San Paolo di Milano è adibita a ricovero temporaneo, mentre Tomaselli vi è ricoverato ininterrottamente da oltre sette mesi ed è destinato a morire. Secondo quanto riferito dall'avvocato Antoci nell'intervista condotta da Rita Bernardini, pende in Cassazione un ricorso perché le condizioni del Tomaselli nel suddetto reparto di medicina protetta costituiscono una limitazione assoluta della libertà che non trova riscontro nelle previsioni dell'ordinamento penitenziario, poiché lesive del combinato disposto degli articoli 10 e 41-bis della legge n. 354 del 1975.

L'avvocato sostiene che l'assoluta incompatibilità tra la detenzione e il diritto alla salute del detenuto emerge evidente dalla violazione dell'articolo 41-bis, comma 2-quater, lettera f), della legge n. 354 del 1975, il quale limita il diritto a permanere all'aperto, lo garantisce nella misura di due ore giornaliere, nonché dall'articolo 10, comma 1, della legge n. 354 del 1975, che dispone che questo diritto possa essere limitato solo per ragioni di sicurezza e in maniera del tutto temporanea.

Secondo l'avvocato, la riduzione, e non la completa elisione delle ore d'aria spettanti ai detenuti è ammessa solo in presenza di motivi eccezionali, come stabilito da un consolidato orientamento giurisprudenziale della Cassazione sez. I penale del 28 febbraio 2019, n. 17579.

Ma la questione non si ferma qui. Sempre secondo quanto si legge nell’interrogazione parlamentare, recenti dichiarazioni dei responsabili del carcere di Opera fanno emergere preoccupazioni sulla violazione dei diritti umani fondamentali. Secondo i responsabili del carcere di Opera, il reparto di medicina protetta del San Paolo di Milano non garantisce ai detenuti in regime di 41-bis l'ora d'aria, la socialità con altri detenuti, la telefonata mensile con i familiari e i contatti telefonici con i difensori. Inoltre, la moglie di Tomaselli ha riferito che suo marito ha perso 20 chili per una dieta del tutto inadeguata, che non può essere integrata dai familiari, che da più di sette mesi non vede la luce del sole, che non può parlare con nessuno essendogli proibita qualsiasi forma di socialità, e che si sente come un sepolto vivo. Tomaselli stesso chiede di tornare al 41 bis del carcere di Opera dove, almeno, può usufruire di due ore d'aria e vedere la luce naturale.

Sulla base di queste informazioni, sempre nell’interrogazione rivolta al guardasigilli Nordio, il deputato Giachetti pone diverse domande sul rispetto dei diritti dei detenuti del 41 bis, in particolare quelli di Tomaselli. Prima di tutto, sottolinea se è necessario chiedersi che l'amministrazione penitenziaria sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se il ministro ritenga che la prolungata detenzione del signor Tomaselli nel reparto di medicina protetta del San Paolo di Milano corrisponda a quanto previsto dall'Ordinamento penitenziario per i detenuti al 41-bis. Inoltre, si dovrebbe chiedere in che tempi l'amministrazione penitenziaria possa reperire una struttura sanitaria adeguata che garantisca i diritti umani inalienabili del detenuto in questione. Infine, chiede se ci sia la necessità di prevedere un sopralluogo urgente per verificare le condizioni di detenzione presso il reparto di medicina.

Di fatto, solo attraverso un'attenta analisi e un'azione concreta da parte dell’amministrazione penitenziaria si potrà garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e assicurare che le condizioni di detenzione siano adeguate e umane. Compresi, appunto, anche coloro che sono al 41 bis.