Roma, 10 nov. (Adnkronos) - "Nella stesura sul regolamento sulle infrastrutture sui carburanti alternativi si è scelto ancora una volta di relegare il gas a un ruolo marginale, di transizione mal tollerata, con una violazione a mio parere del principio di neutralità tecnologica che dovrebbe essere alla base delle scelte che riguardano la transizione. Condivisi target di riduzione emissioni e sostenibilità deve essere in capo ai paesi membri scegliere qual è il mix migliore di carburanti per raggiungerli. Invece nel testo normativo non è così, c’è un completo sbilanciamento verso il tutto elettrico, peraltro in qualche caso anche antiscentifico, perché è evidente che ci sono dei comparti del settore dei trasporti che non sono nelle condizioni oggi di poter andare all’elettrico, penso ad esempio ai camion". Ad affermarlo è l'europarlamentare di Fdi, Carlo Fidanza partecipando all'Assemblea di Assogasliquidi-Federchimica in merito allo sviluppo dell'infrastruttura dei carburanti alternativi e al nuovo regolamento che sostituirà la Dafi. "Mi pare anche di buon senso riconoscere che oggi per fornire tutta l’elettricità che ci si chiederebbe di fornire in caso di tutto elettrico dovremmo ricorrere a un elettrico sporco e non rinnovabile, esattamente come fanno i cinesi con le centrali a carbone", sottolinea. Questa legislatura europea, rileva, "ha fatto dei green deal e delle sue successive attuazioni e diramazioni il cardine delle politiche comunitarie di questi di questi anni, il che in astratto poteva essere anche qualcosa di assolutamente condivisibile. Il tema è come raggiungere questo obiettivo. Ed è qui che l’ideologia ha superato il pragmatismo. E le ragioni di questa ideologia hanno superato la sostenibilità economica, quella sociale e anche quella geopolitica, perché andare a tappe forzate verso una transizione accelerata all’insegna del tutto elettrico rischia di consegnarci a una nuova dipendenza strategica stavolta non verso la Russia ma verso la Cina, che detiene la stragrande maggioranza di tutto ciò che serve per questa transizione". "Fino a quando non saremo in grado di intervenire dalla seconda fase del processo - sottolinea-, ovviamente non parlo di materie prime dove non siamo in grado, ma da dove inizia un processo industriale in avanti, è chiaro che più noi ci consegniamo a questa tecnologia che non dominiamo e più ci consegniamo a un potere esterno di un paese non amico e politicamente considerato non affidabile, esattamente come la Russia, forse peggio per certi versi".