Continua a tenere banco il tema dei referendum sulla giustizia promossi da Lega e Partito radicale. Dopo le obiezioni sollevate, sul Fatto quotidiano, dall’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, oggi è arrivata la bocciatura anche da parte di Alfonso Sabella, giudice presso il Tribunale del Riesame di Napoli ed ex assessore alla Legalità al Comune di Roma, che a Radio Cusano ha partecipato la sua «perplessità» sul merito dei referendum con i quali addirittura «si rischia di fare danni anziché risolvere i problemi». Come Davigo, Sabella ha messo nel proprio mirino il quesito a favore del diritto di voto, da riconoscere ad avvocati e professori nei Consigli giudiziari, sulle valutazioni di professionalità relative ai magistrati. «Riguardo l’equa valutazione dei magistrati - ha spiegato - sono d’accordo sul fatto che il sistema vada cambiato, perché attualmente non c’è una valutazione equa dei magistrati, che vengono valutati sempre positivamente, laddove non sempre sono tutti belli e bravi. Nel referendum però si propone di dare diritto di voto ai professori universitari e agli avvocati: dovremmo impedire l’effetto opposto, cioè che l’avvocato voti contro il magistrato che gli è andato contro». Siamo al solito nodo: il presunto conflitto d’interessi vale solo per il componente del Consiglio giudiziario che provenga dal Foro; mai per il pm che si trovi a decidere sulla “promozione” del collega gip, neppure quando si tratta del gip che gli ha respinto una richiesta di misura cautelare... Sabella si è poi detto contrario anche al quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati: «Sul fatto di rivalersi sul giudice, il cittadino oggi, se è vittima di ingiustizia, può citare lo Stato e farsi risarcire: col referendum può citare direttamente il giudice, ma siamo sicuri che così il cittadino sia più garantito? Andrà a finire - ha osservato il magistrato - che il giudice chiamerà in causa lo Stato e quindi alla fine ti andrai a rivalere sempre sullo Stato, con una complicazione in più: il giudice si potrà difendere molto meglio nel procedimento, e molto più difficilmente avrai il risarcimento». Ma alla fine Sabella ammette: « Noi magistrati ce lo siamo cercati, questo referendum, perché abbiamo gestito malissimo il potere». Crosetto dribbla Meloni: sì ai 6 quesiti Intanto però si registra l’adesione di Guido Crosetto, che si affranca da Giorgia Meloni e si schiera con Matteo Salvini, appoggiando tutti e sei i quesiti, invece che solo quattro come deciso dalla leader di Fratelli d’Italia. La posizione del cofondatore di Fd’I, pur essendo differente rispetto a quella ufficiale del partito, non sarebbe isolata: altri dirigenti condividerebbero tutto il pacchetto ma farebbero fatica a uscire allo scoperto. Chissà se questo sì al referendum da parte di Crosetto, che qualche giorno fa aveva dato vita insieme a deputati bipartisan - Giachetti (IV), Bartolozzi (FI), Pittella (Pd) - al sito presuntoinnocente.com, non spinga lo stesso deputato di Azione Enrico Costa, promotore dell’iniziativa nata per raccogliere storie e testimonianze di vittime della cattiva giustizia italiana, a sostenere le sei proposte referendarie. La posizione ufficiale l’aveva espressa Carlo Calenda alla manifestazione dell’Ucpi sulla separazione delle carriere: solo «se Cartabia non farà quello che ha detto, allora firmeremo i referendum». Ddl Civile, lieve rinvio al Senato E su come si concretizzerà il volere della guardasigilli nelle varie riforme, c’è ancora incertezza: i giochi sono aperti. Entro fine luglio dovrebbe arrivare la proposta definitiva del governo, e se Azione non sarà soddisfatta del lavoro sub-emendativo avrà tempo di appoggiare, per, settembre i referendum. A proposito di riforme, slitta di una settimana in commissione Giustizia del Senato l’esame di quella del processo civile, su cui l’avvocatura ha espresso diverse perplessità. La commissione ha infatti deciso oggi di riaprire il termine per presentare i subemendamenti agli emendamenti del governo, fissandolo a giovedì prossimo alle 12. L’esame del complesso di emendamenti e subemendamenti slitterà quindi a martedì della prossima settimana, 13 luglio. Su questa riforma si è espresso oggi anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso del suo intervento all’assemblea annuale dell’Abi: «La gestione dei crediti deteriorati, inclusa la scelta se cederli sul mercato o mantenerli in bilancio, sarà anche influenzata - ha assicurato - dalle riforme programmate sul fronte della giustizia civile».