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Il XXXV Congresso Nazionale Forense che si terrà a Lecce dal 6 all’8 ottobre sarà un’occasione importante, un appuntamento che arriva in un momento particolare nella vita del Paese, e per più di una ragione. Lo hanno sottolineato tutte le rappresentanze dell’avvocatura intervenute alla conferenza stampa di presentazione presso la sede del Consiglio Nazionale Forense a Roma. A partire dal vertice della massima istituzione forense, la presidente del Cnf Maria Masi, che ha illustrato il programma e gli intenti delle prossime assise. Che assumono particolare rilevanza proprio perché si svolgeranno a distanza di qualche giorno dalle elezioni politiche, a cavallo tra una legislatura e l’altra, in una fase di profondo cambiamento per l'intera società. «Un cambiamento iniziato da tempo - ha sottolineato Masi - e che oggi è particolarmente visibile nei suoi effetti, a partire dalle riforme approvate e che si accingono ad essere approvate». Ma anche di cambiamento per l’avvocatura, «sia rispetto al nostro ruolo all’interno del processo, che gli ultimi interventi tendono a limitare, sia fuori dal processo». C’è infatti «un ulteriore aspetto non trascurabile rispetto alla figura dell’avvocato, che può contribuire a una funzione più ampia di quella giurisdizionale», ha spiegato la presidente del Cnf. Il Congresso si articolerà in tavole rotonde e sessioni di lavoro che verteranno su diversi temi, e culminerà, sabato 8, con la votazione delle mozioni congressuali e la proclamazione dei componenti dell’Organismo Congressuale Forense. Si discuterà di un nuovo ordinamento per un’avvocatura protagonista della tutela dei diritti nel tempo dei cambiamenti globali; dell’attuazione delle riforme e dei suoi effetti, anche economici, sull’esercizio della professione; del ruolo e le nuove competenze degli avvocati nell’automazione dell’organizzazione e della decisione giudiziaria. Un tema «ampio, che ha l’ambizione di declinare aspetti che non sono più differibili», ha spiegato Masi. La quale si augura che «il Congresso sia prima di tutto un’occasione di condivisione e riflessione, ancor prima che di discussione». Un Congresso «vivo», dunque, in cui esercitare l’ascolto, ma anche la capacità di sintesi, per indirizzare in maniera compatta il percorso identitario dell’avvocatura. Che «non è una monade», ha sottolineato Masi, ma parte integrante della società in cui è calata. «La professione oggi è composta da donne e uomini quasi in egual misura, e crescono i giovani e gli under 50 - ha spiegato il vertice del Cnf -. Chi ha la responsabilità di guidare l’avvocatura ha quindi anche un compito delicato: indirizzare la professione, anche scegliendo percorsi paralleli alla giurisdizione ordinaria in cui la nostra competenza può essere messa a disposizione. Da qui l’importanza della riflessione: dobbiamo aver chiara la nostra identità, quali sono i principi inderogabili ma anche gli ambiti che possono essere percorsi. In questo senso anche le nuove tecnologie e l’Intelligenza Artificiale possono essere un’opportunità che non possiamo più ignorare o trascurare». A sottolineare il «nuovo protagonismo della tecnologia», che tende a modificare il ruolo dell’avvocatura «e di ciascuno di noi», è anche il tesoriere del Cnf Giuseppe Gaetano Iacona. «Se la giustizia funziona, funziona il paese. E purtroppo sappiamo che la giustizia non funziona bene. Senza interventi strutturali e aumento di personale, non avremo risultati», ha ribadito Iacona. Il Congresso di Lecce ospiterà 675 delegati e 800 congressisti da tutta Italia, pari donne e uomini, tanti giovani. Ed è soprattutto questi ultimi che bisogna valorizzare. Perché l’avvocatura, ha chiosato Iacona, “ha un grande avvenire dietro le spalle”, cioè deve poter cambiare preservando il proprio ruolo tradizionale. A ripercorrere la storia del Congresso è invece il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Sergio Paparo, il quale ricorda che nel 2012, approvando il nuovo ordinamento professionale, il Parlamento ha riconosciuto un’esperienza storica, «che nasce nel 1947 a Firenze, presidente del Cnf Piero Calamandrei, e che manifestava la legittima pretesa dell’Avvocatura di contribuire alla ricostruzione della società e dell’ordinamento giuridico». Tornando al presente, Paparo ha sottolineato ancora la particolarità di questo Congresso, che «assegna all’avvocatura la responsabilità di aprire un’interlocuzione, una piattaforma rivendicativa su punti importanti che non riguardano soltanto la professione ma la società». «L'idea che la politica avrà della società - ha ribadito Paparo - passa anche dall’organizzazione della giurisdizione e dal sistema delle professioni». E «la giurisdizione è in crisi - ha evidenziato il coordinatore dell’organismo politico dell’avvocatura - il Pnrr le ha assegnato un compito forse irrealizzabile, ovvero la riduzione dell’arretrato del 90% e dei tempi del processo del 40%. Siamo preoccupati: non è pensabile una riforma della giustizia intervenendo solo sulle regole processuali. Eppure assistiamo a riforme del processo penale, civile, tributario senza alcun intervento sulle risorse, degli investimenti, che invece restano fermi. Rivendicheremo alla politica la necessità di percorsi giurisdizionali complementari - ha aggiunto il coordinatore dell’Ocf - nei quali ci candidiamo a svolgere funzioni sussidiarie alla giurisdizione ordinaria; la necessità di investire più risorse nel sistema della giustizia alternativa, affidando agli avvocati un ruolo di “prevenzione”, e non solo risoluzione del conflitto». Infine, ha concluso Paparo, bisogna riconsiderare «il ruolo dell’avvocatura nella gestione dei palazzi di giustizia: le conseguenze della cattiva gestione della giurisdizione le pagano avvocati e cittadini. Non è questione che riguarda soltanto i magistrati. Eppure tutte le funzioni direttive sono affidate a loro». All’intervento di Paparo, è seguito quello di Nicolino Zaffina, consigliere di amministrazione della Cassa forense, che ha portato il saluto del presidente Valter Militi. «La nostra presenza non ha un valore simbolico. Il Congresso è l’appuntamento migliore dell’avvocatura che cade tuttavia in un momento complicato. Parliamo a un governo che ancora non c’è per chiedere di mettersi all’opera e intervenire sulla giurisdizione non solo riformando i riti: se la macchina giudiziaria non funziona e non risponde alla domanda di giustizia ci saranno ricadute in termini economici e sociali, un motivo di freno per il paese. Ritoccare e riformare va bene, ma dobbiamo richiedere interventi strutturali: rimettere mani all’edilizia giudiziaria, implementare il personale amministrativo e il numero di magistrati che si sta riducendo all’osso. Previdenza e assistenza dipendono dalla capacità di contribuzione degli iscritti, che dipende a sua volta dal funzionamento del sistema giudiziario. Non possiamo far crescere il reddito degli avvocati con la bacchetta magica, ma solo facendo crescere il reddito del paese. Speriamo che Lecce sia un punto di ripartenza». In ultimo l’intervento del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, Antonio Tommaso De Mauro, che ha portato i suoi saluti e quelli della città che ospiterà il Congresso: «Speriamo che l’assise sia un momento di confronto con il nuovo Parlamento e che l’avvocatura possa essere una voce unita per confrontarsi con il futuro Governo e la magistratura per affrontare nel miglior modo possibile i problemi della giurisdizione».