Nell’ambito forense, l’importanza dei compensi e della restituzione degli atti viene messa in primo piano dal Consiglio Nazionale Forense, evidenziando l’aspetto deontologico che va al di là del consenso del cliente. Secondo il Cnf, è fondamentale che gli avvocati evitino di condizionare la restituzione dei documenti legati a un caso al pagamento del proprio compenso.

Dunque il Cnf ha emesso due sentenze di grande rilevanza, delineando le regole deontologiche che gli avvocati devono rispettare in merito ai compensi richiesti e alla restituzione degli atti.

Sanzionato il compenso eccessivo

Nello specifico nella sentenza n. 1/2023, il Cnf sottolinea che un avvocato che richieda compensi eccessivi e sproporzionati rispetto alle prestazioni effettuate viola i doveri di correttezza e probità. Anche se può esserci stato un accordo contrattuale o l’accettazione del cliente di effettuare il pagamento, l’illegittimità di tali compensi rimane un’importante questione deontologica. Il Consiglio afferma la necessità di valutare la proporzionalità dei compensi, indipendentemente dalla validità di un patto di quota lite. Tale valutazione deve considerare i limiti di un compenso adeguato al caso specifico, evitando richieste palesemente eccessive rispetto a tali limiti.

Obbligo di restituzione degli atti di causa

La sentenza n. 11/2023 riguarda, invece, l’obbligo di restituire gli atti processuali da parte degli avvocati. Il Cnf chiarisce che gli avvocati non hanno il diritto di trattenere gli atti e la documentazione legata a un incarico legale, né possono condizionare la loro restituzione al pagamento delle spese e degli onorari. L’obbligo di restituzione è regolato dagli articoli 2235 del Codice Civile, 33 del Codice Deontologico Forense e l'articolo 66 del R.d.l. n. 1578/33.

Nel caso specifico affrontato nella sentenza n. 11/2023, il Cnf ha respinto il ricorso presentato da due avvocati che avevano subordinato la restituzione dei fascicoli al pagamento dei compensi da parte dei clienti. Il Consiglio ha confermato la decisione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Brescia che aveva inflitto loro la sanzione disciplinare della censura. Secondo il Cnf, l’invito a saldare la parcella prima del ritiro dei documenti viola l'articolo 33 del Codice Deontologico Forense (articolo 42 nel codice precedente).

Le sentenze emesse richiamano l’attenzione sull’etica professionale degli avvocati. La richiesta di compensi proporzionati e la tempestiva restituzione degli atti costituiscono elementi essenziali per preservare l’integrità e la fiducia nella professione legale. Il Cnf sottolinea l’importanza di valutare con attenzione i limiti di un compenso adeguato a ciascun caso specifico e di rispettare gli obblighi di restituzione degli atti, indipendentemente dal pagamento delle spese. Queste decisioni consolidano i principi etici espressi dal Consiglio e promuovono una pratica legale trasparente e responsabile, tutelando gli interessi dei clienti e l’immagine della professione forense.