Che pena l’isteria del giorno dopo e quell’incrociarsi di dita puntate per individuare il più colpevole tra i colpevoli. C’è chi invoca la galera per i sindaci e chi si straccia le vesti travestendosi da Cassandra. La strage di Ischia, in verità, è solo la nuova pagina di un libro monumentale che ad ogni autunno si arricchisce di disastri e lutti. La realtà è che ai governi in generale della tutela dell’ambiente interessa ben poco, nonostante il nostro territorio sia così fragile da richiedere interventi radicali che puntualmente vengono rimandati in nome di altre inderogabili priorità. Eppure, secondo secondo i dati contenuti nel Rapporto Ispra 2021 sul dissesto idrogeologico in Italia, il 93,9 per cento dei comuni italiani ( 7.423) è a rischio frane, alluvioni e/ o erosione costiera. In particolare, «1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni». Le regioni con i valori più elevati di popolazione in periocolo «sono Emilia- Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria.

Le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni.

Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 ( 3,9 per cento), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni ( 10,7 per cento)».

E in uno scenario così apocalittico la politica che fa? È sempre l’Ispra, in uno studio però datato 2020, a provare a tirare le somme degli interventi messi sul piatto.

«Ammonta a quasi 7 miliardi la cifra stanziata in 20 anni dal ministero dell’Ambiente della tutela del Territorio e del Mare per far fronte al dissesto idrogeologico in Italia, per un totale di oltre 6 mila progetti finanziati. Alluvioni ( 48 per cento) e Frane ( 35 per cento) le categorie di intervento più sovvenzionate», recita il rapporto Rendis 2020. Briciole, quelle stanziate in due decenni, se rapportate alle risorse stimate come necessarie per provare a rattoppare un Paese lacerato: le richieste superano i 26 miliardi di euro. «Secondo i dati della sezione monitoraggio, la Sicilia è la regione con il maggior importo finanziato ( 789 milioni di euro per 542 interventi), seguita dalla Toscana ( 602 milioni di euro per 602 interventi), dalla Lombardia ( 598 milioni di euro per 544 interventi) e dalla Calabria ( 453 milioni di euro per 528 interventi). Per quanto riguarda i tempi di attuazione, il campione analizzato nel rapporto evidenzia una durata media di quasi 5 anni, ma con una ampia variabilità ed un 10 per cento di casi considerati “critici” poiché si protraggono per oltre i 10 anni».

Ma se in 20 anni, con maggioranze di tutti i colori, i governi hanno messo sulla bilancia solo 7 miliardi di euro ( senza contare che nel frattempo l’abusivismo ha continuato a mangiare porzioni sempre più consistenti di territorio) allora vuol dire che al valzer delle responsabilità possono ballare tutti a pieno titolo. Del resto, soprattutto in campagna elettorale fa più effetto parlare di “Ponti sullo Stetto” e alludere a nuovi condoni che sbandierare la tutela dell’ambiente come fonte, lenta ma inesorabile, di sviluppo e progresso. Ma almeno, il giorno dopo, risparmiateci le lacrime.