Via libera al Senato al dl Rave, con 92 sì, 75 no e un astenuto. Il testo, che rappresenta il primo atto del governo Meloni e contiene anche norme che riformano l'ergastolo ostativo e gli obblighi vaccinali, passa ora alla Camera. Un testo fortemente criticato dalle opposizioni, che hanno contestato il metodo e il merito, puntando il dito, in particolare, sulla distanza tra il garantismo sbandierato da Nordio nelle sue linee programmatiche e la scelta di istituire un nuovo reato per punire i raduni musicali.

«Il fatto politico di questi giorni è stato rappresentato dall'audizione del ministro Nordio - ha evidenziato Ivan Scalfarotto, di Italia Viva -. Ci ha parlato giustamente di presunzione di innocenza, dell'esagerato uso delle intercettazioni e del diritto alla privacy delle persone, nonché dell'esagerazione e della tendenza che la politica ha a risolvere tutti i problemi del Paese grazie a una sanzione penale, per cui ci si mette la reclusione e si è risolto il problema». Ma nonostante «le dichiarazioni garantiste del ministro» il governo «fa un bel reato nuovo di cui non sentivamo nessuna mancanza, un reato punito con una sanzione pesantissima, addirittura da tre a sei anni di reclusione, con una norma scritta tra l'altro in maniera pedestre».

E a criticare il decreto è stato anche Roberto Scarpinato, secondo cui tale norma «segna il ritorno a una concezione classista» del sistema penale. Secondo l’ex magistrato, la nuova formulazione del reato ostativo disincentiverebbe fortemente la collaborazione con la giustizia, «distruggendo uno degli strumenti rivelatisi più efficaci contro le mafie. Riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in taluni casi peggiore, ed in altri analogo, a quello previsto per condannati che decidono di non collaborare, significa rendere più pagante la fedeltà al codice dell’omertà rispetto alla collaborazione con lo Stato». «Dietro la maschera di un garantismo di facciata» c’è un «pugno di ferro» per i reati di gente comune e «guanti di velluto» per i reati dei colletti bianchi, ha aggiunto, criticando l’esclusione dei reati contro la pa dall’elenco dei reati ostativi. Un risultato, quest’ultimo, raggiunto grazie ad un emendamento di Pierantonio Zanettin, di Forza italia, che ha rivendicato la correzione di molte storture del testo. «Il provvedimento oggi è del tutto rispettoso dei principi contenuti negli articoli 17 e 21 della Costituzione, che garantiscono libertà di riunione e di espressione - ha commentato -. Non è una norma liberticida né un pericolo per la democrazia. Il rave diventa quindi reato, perché l’attuale articolo 633 del Codice penale era inadeguato per reprimere efficacemente il fenomeno - ha aggiunto - È giunto il momento di voltare pagina e noi, come già annunziato, siamo pronti. Siamo certi che si potrà lavorare bene al fianco del ministro Nordio che ha avuto il coraggio politico di delineare un programma riformatore nitidamente ispirato ai valori costituzionali della presunzione di non colpevolezza, e del garantismo giuridico. Con una maggioranza parlamentare così ampia e 5 anni di legislatura davanti, possiamo davvero conseguire obiettivi di grande respiro, dalla separazione delle carriere alla revisione della legge Severino fino alla limitazione del trojan ai reati di mafia e terrorismo. E a chi critica la scelta del governo di reprimere i rave mi piace ricordare un precedente storico significativo: anche il Senato Romano, infatti, nel 186 a.c. come ci racconta Tito Livio, proibì eventi simili ai rave, allora si chiamavano baccanali e creavano disordini» ha concluso.

Ma a fare un esempio contrario è stata la senatrice dem Anna Rossomando, che ha citato il caso di Danilo Dolci, arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti in una protesta non violenta per rivendicare il diritto al lavoro. «Fu accusato - ha evidenziato - di occupazione di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale e a Dolci e ai suoi venne negata la libertà provvisoria». Il processo a Dolci, difeso da Piero Calamandrei, «fu uno scontro sui modi opposti di considerare la legalità in Italia. La Costituzione come regola vivente dei cittadini contro la pratica dell'autoritarismo gerarchico, eredità del regime precedente. Forse oggi stiamo discutendo ancora di questo dibattito», ha detto Rossomando.

A rivendicare il lavoro del governo ci ha pensato il senatore di FdI Alberto Balboni: «I rave non sono ritrovi amicali fra qualche ragazzo che vuole ascoltare la musica; sono zone franche dove girano droga e alcol a fiumi, dove c'è l'illegalità e sono in pericolo l'incolumità e la salute dei nostri giovani - ha concluso -. Ci sono grandi affari dietro ai rave. Ma come, ce l'avete con il barista che non fa lo scontrino per un caffè e ignorate la montagna di danaro che gira in questi raduni illegali?».