La carcerazione preventiva nell'Ue «dovrebbe essere usata solo quando strettamente necessaria, come extrema ratio». A dirlo, al termine del Consiglio di Giustizia a Bruxelles, è il commissario europeo per la Giustizia Didier Reynders. «Vediamo una grande diversità nella detenzione prima del processo nell'Ue - ha sottolineato - la durata media varia da 2,4 mesi a Malta a 12,9 in Slovenia». E le differenze riguardano anche il costo medio per detenuto, che varia «da 6,45 euro al giorno per detenuto in Bulgaria a 332,63 euro al giorno in Lussemburgo», mentre in Italia il costo è di 135,5 euro al giorno, a fronte di una media Ue di poco superiore ai 125 euro. Il Consiglio ha approvato giovedì le raccomandazioni volte a migliorare le condizioni di detenzione nell’Unione, un documento dal quale l’Italia esce fuori con le ossa rotte, collocandosi - con una media di sei mesi e mezzo - tra i peggio in europa per utilizzo dello strumento della custodia cautelare. Sono soltanto quattro i Paesi che possono “vantare” una durata superiore: oltre alla Slovenia si tratta di Ungheria (12,3), Grecia (11,5) e Portogallo (11). Ma mancano dati precisi su Paesi come la Francia e la Germania. Secondo il monitoraggio Ue, in Italia circa il 31,5 per cento delle persone in carcere non ha una condanna definitiva, dato che si scontra con la media europea, fissata al 25 per cento. Ma negativo è anche il dato sul sovraffollamento, con una media di 105 detenuti ogni cento posti. Così il nostro Paese è tra i peggiori Paesi in Ue, collocandosi al quinto posto dopo Romania (119,3), Grecia (111,4), Cipro (110,5) e Belgio (108,4). Va solo leggermente meglio in Francia, dove i detenuti sono 103,5 ogni cento posti. La Commissione ha dunque chiesto ai Paesi membri di limitare l’uso della carcerazione preventiva al minimo indispensabile e di provvedere a revisioni periodiche in caso di sua applicazione. Ma le raccomandazioni riguardano anche gli spazi minimi destinati ad ogni detenuto, che deve poter usufruire di una superficie minima di almeno 6 metri quadrati nelle celle a occupazione singola e 4 metri quadrati nelle celle con più persone. Calcolo che deve includere l'area occupata dagli arredi, ma non quella occupata dai servizi igienici. Il vertice di ieri si è però concentrato sulla «lotta contro l'impunità nella guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina», valutando la possibilità di istituire un tribunale speciale per giudicare «i presunti crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina». Ma non si tratta dell’unica possibilità, ha sottolineato Reynders, che ha evidenziato una soluzione ibrida, ovvero un mix di giudici ucraini e di stati membri dell'Ue con il sostegno dell'Onu e l'input della Corte Penale Internazionale. «La Commissione - ha evidenziato - è ad ogni modo determinata a far sì che i responsabili siano assicurati alla giustizia».

Nordio: «Giusto processo anche per la confisca dei beni russi»

Presente al Consiglio anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha ribadito l’impegno dell’Italia a perfezionare l’adozione di un codice dei crimini internazionali, per assicurare l’adempimento degli obblighi assunti con la ratifica dello Statuto di Roma. Ma tra i temi affrontati c’è anche quello della confisca dei beni. «Condividiamo pienamente l’impostazione della proposta che mira ad assicurare a tutte le persone interessate da queste misure il diritto a un ricorso effettivo e a un giusto processo - ha evidenziato il ministro -. In questo senso siamo molto sensibili alle considerazioni che sono state espresse, affinché le persone interessate possano far valere le proprie ragioni e contestare gli elementi di fatto e di diritto su cui il provvedimento si fonda. La nostra esperienza dimostra che è possibile costruire un sistema efficace di misure patrimoniali di contrasto alla criminalità organizzata. Condivido l’ipotesi di estendere gli strumenti di confisca previsti dalla direttiva, alle violazione di misure restrittive dell’Unione».