Ci siamo. Nel giorno in cui il Pd scende in piazza per presentare la “contromanovra”, Stefano Bonaccini e Dario Nardella si incontrano a Firenze per lanciare il ticket “dei territori” in vista del Congresso. Appuntamento oggi pomeriggio al Teatro del Sale, storica location della sinistra fiorentina. Finisce così l’ipotesi di una corsa in solitario del primo cittadino del capoluogo toscano, che invece appoggia la mozione del presidente dell’Emilia- Romagna come auspicato anche da altri sindaci, uno su tutti il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. O quello di Bergamo, Giorgio Gori, che ieri ha fatto sapere che potrebbe lasciare il partito dovesse vincere Elly Schlein. Un ticket fortemente voluto dallo stesso Bonaccini, mentre Nardella si è preso diverse settimane per capire il da farsi. Settimane nelle quali è stato anche pubblicato il suo libro, La città universale, in cui ha illustrato i punti cardine del suo fare politica. Che ora s’incontrano con quelli di Bonaccini, per provare a scalare il partito “dal basso”. Cioè senza il sostegno di alcuna corrente, anche se nei sottoscala del Nazareno qualche tipo di accordo con i responsabili delle diverse anime del partito dovrà pur essere fatto. Nel frattempo Bonaccini, che nelle prossime settimane partirà per un tour in tutta Italia, ieri ha attaccato le altre due opposizioni, cioè terzo polo e M5S. «Proverei, con educazione, a chiedere a Conte, Calenda e Renzi di fare meno opposizione al Pd e più a chi governa ha spiegato - E mi permetto, da presidente di Regione, di dire al terzo polo e al M5S di provare a sederci insieme almeno sulla Sanità pubblica per fare una battaglia per evitare tagli anche sui medici e gli infermieri o sarà un disastro, visto le risorse previste non sono sufficienti». E parlando della sua idea di opposizione, evidentemente diversa da quella del segretario di Azione. «Calenda ha fatto una cosa sbagliata, non per aver parlato con la Meloni, può farlo con chi vuole - ha detto - Ma l’opposizione si fa in Parlamento al governo, misurando proposte alternative sui singoli provvedimenti, sulla manovra». Chi invece pare allontanarsi dal progetto di coinvolgere il maggior numero di amministratori locali nella mozione a sostegno di Bonaccini è il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Che nel partito non è proprio l’ultimo arrivato, visto che è il coordinatore nazionale dei sindaci del Pd. «Tenetevi liberi, tireremo le somme di questo bel percorso fatto insieme» , ha scritto ieri annunciando un “incontro nazionale” a Roma venerdì 16 dicembre, nell’ambito della costituente del Partito democratico in vista del congresso. E scegliendo alcune frasi chiave: «con chi soffre, con il lavoro e chi rischia per crearlo, con chi si batte per salvare il pianeta», una sorta di sintesi delle “Dieci idee per un nuovo Pd” illustrate sabato scorso in un circolo di San Giovanni a Roma. «Nei prossimi giorni - conclude Ricci - vi forniremo qualche info in più». Tra le info, magari ci saranno anche i nomi di chi interverrà all’incontro, a partire da Andrea Orlando e l’ala sinistra del Pd. Che ieri ha dato battaglia sul “Manifesto dei valori” che fece da base alla nascita del partito, nel 2007. Ieri infatti si è svolta la prima riunione del comitato costituente dem, che però è partita con uno scontro a causa di chi ha bollato come «neo centrista» e «blairiano» quel testo «troppo legato ad un tempo in cui globalizzazione e liberalizzazioni erano concetti solo positivi e dominanti». Quanto basta per porre una contro l’altra l'area che sostiene Stefano Bonaccini e quella che fa capo allo stesso Orlando e, chissà, a Elly Schlein e Matteo Ricci. Ma in difesa del Manifesto si è alzato un coro che vada Walter Verini ad Arturo Parisi, fino a Deborah Serracchiani. Ma dal Nazareno provano a gettare acqua sul fuoco. «C’è una riattivazione della vivacità che prescinde dalle lotte di potere - chiosano fonti dem Enrico Letta è e resta neutrale».