Roma, 29 nov. (Labitalia) - Nonostante le fluttuazioni dovute all’impatto della pandemia, quello tecnologico resta il settore, tra i 16 analizzati, che continua a fare registrare i livelli di fiducia più alti. A livello globale l’indice - secondo l’ultimo rilevamento di ottobre - ha toccato il 76%, in crescita di 4 punti rispetto a gennaio. Un dato che si conferma anche nel nostro Paese con numeri simili: l’indice di fiducia degli italiani misurato a inizio anno è infatti del 73%, con una crescita, anche in questo caso, di 4 punti in più rispetto al 2021. Sono questi alcuni dati che emergono da un’analisi incrociata dell’Edelman trust barometer 2022, la più importante indagine globale sul tema della fiducia realizzata in 28 Paesi, su un campione di 36.000 persone, e lo special report 'Trust in technology', condotto a settembre in 15 mercati su un campione di 15.000 individui e presentato nei giorni scorsi. La ricerca, giunta quest’anno alla ventiduesima edizione, monitora la fiducia dei consumatori verso aziende, media, governi e organizzazioni non governative e, nell’ambito dell’analisi sul business, analizza nel dettaglio diversi settori, tra cui quello delle aziende tecnologiche. Secondo il Trust Barometer 2022 l’andamento globale della fiducia nel settore della tecnologia non lascia spazio a dubbi visto che i numeri sono in crescita nella quasi totalità dei Paesi analizzati: da un lato con alcune nazioni asiatiche come Cina e Indonesia, che fanno registrare tassi del 90% del 91% rispettivamente e, dall’altro, solo due economie - Stati Uniti e Canada - in lieve decrescita. Per quanto riguarda l’Europa, l’Italia (73%) è davanti a molti altri Paesi come Spagna, Francia, Germania e Regno Unito ed è preceduta solo dall’Olanda che raggiunge il 74%. L’Italia, inoltre, è l’unico Paese europeo in cui quello della tecnologia è rimasto il settore con l’indice di fiducia più alto. Una fiducia che emerge anche dal fatto che, tra tutti i Paesi analizzati, l’Italia (44%) è, insieme alla Germania (39%), tra i meno preoccupati dalla privacy dei dati che le aziende raccolgono, dalla loro sicurezza e dal possibile uso manipolatorio e non etico. Due, invece, sono le preoccupazioni principali degli italiani in ambito tech: la prima è sulle attività degli hacker (ed eventuali cyber attacchi o cyber terrorismo) che cresce di 5 punti toccando il 69% (vs 71% globale). L’altra è quella per la possibile perdita di lavoro a causa delle innovazioni tecnologiche o dell’automazione, che però scende di un punto (53%) rispetto allo scorso anno. Da segnalare poi che dall’ultimo Special Report emergono due preoccupazioni su scala globale: una crescita di 3 punti dell’uso mistificatorio delle fake news, sentito dal 73% del campione e di 6 punti (65%) della possibilità che la tecnologia renderà impossibile distinguere se quello che le persone vedono o sentono sia vero o falso. Un’altra fonte di preoccupazione, infine, riguarda il potere regolatorio: secondo il 56% degli intervistati i governanti non hanno la giusta comprensione delle nuove tecnologie per poterle normare mentre il 53% non si fida della capacità 'autoregolatoria' dei contenuti delle principali piattaforme. In generale però la maggior parte degli intervistati - il 75% - concorda sul fatto che l’innovazione tecnologica possa avere un impatto positivo nel risolvere diversi problemi sociali, primi tra tutti l’accesso alle cure o la competitività economica. A guidare in alto la fiducia del comparto tecnologico sono le tecnologie legate alla salute (69%) insieme ad alcuni ambiti che, sempre più nel corso degli ultimi mesi, si sono affermati nel dibattito pubblico e hanno fatto breccia nella vita quotidiana. Tra loro il sottosettore del 5G (66%) e quello dell’IoT (60%), 'l’Internet delle cose', che entrano nell’area della fiducia con una crescita rispettiva di 4 punti e 1 punto rispetto allo scorso anno. In crescita, infine, anche quello dell’intelligenza artificiale - altro tema Tech molto discusso - che raggiunge il 59% dei consensi. Un altro aspetto analizzato dal Trust barometer 2022 è stato quello dei lavoratori del settore tech che, oltre a concordare (79%) che la tecnologia ha un impatto positivo sul proprio lavoro, a livello globale dimostrano nell’84% dei casi, e più dei colleghi degli altri comparti, una fiducia generalizzata verso i propri datori di lavoro. Una fiducia che però significa anche maggiore 'responsabilità', visto che il 68% degli stessi lavoratori chiede ai propri ceo di prendere posizione pubblicamente su temi sociali e politici in cui credono, mentre la media tra tutti i settori è del 60%. Tra i temi che i leader aziendali dovrebbero affrontare per informare e orientare il dibattito pubblico al primo posto troviamo quello del lavoro e dell’economia insieme a quello dell’equità dei salari. 'L’Edelman trust barometer 2022 - ha affermato Fiorella Passoni, ceo Edelman Italia - continua a rilevare il fenomeno del 'belief-driven employee', per cui sei lavoratori dipendenti su dieci considerano di scegliere, abbandonare, evitare o accettare un impiego sulla base delle proprie convinzioni personali. Una tendenza che si sta rafforzando anno dopo anno e che trova largo consenso soprattutto nel settore della tecnologia, dove il 70% dei dipendenti nel mondo – ben 10 punti in più rispetto alla media di tutti gli altri settori - dichiara di scegliere il posto di lavoro in base al proprio sistema valoriale. Numeri che i datori di lavoro non possono ignorare poiché, oggi, i dipendenti sono gli stakeholder più importanti per il successo di un'azienda nel lungo termine”.