Prima archiviazione a Perugia nei confronti di Luca Palamara. La Procura del capoluogo umbro diretta da Raffaele Cantone ha chiesto ieri di archiviare l’accusa di istigazione alla corruzione a carico dell’ex presidente dell’Anm per aver interferito, quando era consigliere del Csm, nel procedimento disciplinare dell’allora pm di Siracusa Maurizio Musco.

Secondo l'iniziale imputazione, l'avvocato Piero Amara, amico di quest’ultimo, attraverso l'imprenditore Fabrizio Centofanti, aveva spinto Palamara ad avvicinare Stefano Mogini, il giudice di Cassazione che si doveva occupare del caso. La Corte di Cassazione, sempre ieri, ha confermato il rigetto del ricorso che era stato presentato da Palamara, già deciso dalla Corte di appello di Perugia con cui si chiedeva la ricusazione dei giudici nel processo che lo vede imputato per corruzione, in quanti iscritti all'Anm e dunque non “imparziali”, essendo l'associazione costituitasi parte civile. «Il fatto che l'Anm abbia deliberato l'espulsione Palamara e che ciò sia avvenuto all'esito di un'assemblea generale non costituisce di per sé la dimostrazione di un fatto inficiante la presunzione di imparzialità dei singoli magistrati, chiamati a giudicare nell'ambito di un procedimento penale», si legge nel provvedimento.

«L'imparzialità dei giudici iscritti all'Anm - prosegue non può essere esclusa sulla base del mero riscontro del dato formale costituito dall'adesione all'associazione, dovendosi vagliare se in concreto, sulla base delle dimensioni dell'associazione, delle funzioni svolte, dell'eventuale incidenza sull'attività degli iscritti, sull'esistenza di vantaggi rilevanti derivanti dall'iscrizione, si possa determinare un effettivo vulnus rispetto al principio di terzietà. Tale valutazione - sottolinea quindi la Cassazione - è stata compiuta dalla Corte di appello che da un lato ha escluso qualsivoglia possibilità che i soci dell'Anm traggano un vantaggio personale dall'accoglimento dell'azione risarcitoria».