Giuseppe Paccione, esperto di diritto internazionale, spiega che «all’Italia e alla Francia spetta il dovere di essere responsabili nel porre in essere la cosiddetta e solidarietà e la giusta ripartizione dei rifugiati e richiedenti asilo» e che «gli strumenti ci sono e, ergo, entrambi gli Stati devono applicarli ed evitare il muro contro muro».

Professor Paccione, dopo giorni di tira e molla i migranti sono scesi dalla Geo Barents, dalla Rise Above e dalla Humanity 1, mentre la Ocean Viking sta facendo rotta sulla Francia. Come giudica le mosse del nostro paese nel rapporto con le Ong?

Il nostro Paese deve solo avere un rapporto diretto con le Ong attraverso la cooperazione e la solidarietà perché alla base vi è il principio del diritto alla vita e che come tale il nostro Paese non può disattendere chiudendosi a riccio, in primis, perché bisogna rispettare gli impegni presi a livello internazionale attuando La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, la Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare (Solas) e quella sulla ricerca e soccorso ( Sar), poi, a livello interno dove la stessa Costituzione impone all’Italia di salvare vite umane e che riconosce e garantisce i diritti inviolabili tra cui quello alla vita, come, d’altronde, lo ha evidenziato la Corte costituzionale sancendo che il diritto alla vita è uno dei diritti inviolabili.

Proprio la Ocean Viking è al centro del caso perché i migranti saranno accolti dalla Francia, che però come contrappasso ha sospeso l'accoglienza, già prevista, di 3500 richiedenti asilo dall'Italia. Come proseguirà il braccio di ferro tra Roma e Parigi?

Roma e Parigi sanno bene che spetta all'Ue la competenza di definire le condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi che entrano e soggiornano legalmente in uno degli Stati membri, anche per quanto concerne il ricongiungimento familiare. Gli Stati membri hanno solo la facoltà di stabilire i volumi di ammissione per le persone provenienti da paesi terzi in cerca di lavoro. All’Italia e alla Francia spetta, dunque, il dovere di essere responsabili nel porre in essere la cosiddetta solidarietà e la giusta ripartizione dei rifugiati e richiedenti asilo. Gli strumenti ci sono e, ergo, entrambi gli Stati devono applicarli ed evitare il muro contro muro.

Il ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin, ha anche invitato gli altri Stati membri, Germania in primis, a fare lo stesso. C'è il rischio che il nostro paese rimanga isolato a livello internazionale e che si apra una crisi diplomatica con Parigi?

Quello che si sta perdendo di vista sulla tematica migratoria, considerata l’emorragia dell’area mediterranea, e di questo, a mio parere, inutile braccio di ferro, è la mancanza del principio di solidarietà e dell’equa ripartizione che deve avvenire proprio fra gli Stati membri dell’Ue, guarda caso delineato proprio dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea ( o Trattato di Lisbona) che evoca i principi poc’anzi citati. Voglio ricordare che esiste il principio pacta sunt servanda, cioè a dire che gli Stati non possono in maniera assoluta addivenire a violare gli accordi che hanno sottoscritto tra loro e, pertanto, sono obbligati a rispettarli e ad onorarli, altrimenti si rischierà di avere un’Europa di serie A e di serie B relativo al tema migratorio.

Nel frattempo continuano ad arrivare centinaia di migranti su altre imbarcazioni diverse da quelle delle Ong, che il governo italiano si rifiuta di chiamare profughi. Facciamo ordine: che differenza c'è tra profughi, migranti, clandestini e richiedenti asilo?

Io partirei dal sottolineare che il profugo è colui che decide di abbandonare il suo Paese d’origine a causa di una guerra civile, un conflitto del suo Paese con un altro ( si veda il caso ucraino dove molti ucraini hanno abbandonato il loro Paese in guerra con la Russia), ma anche per cause naturali. Il richiedente asilo ossia il rifugiato è colui che subisce una specie di fumus persecutionis per ragioni politiche, di razza, di religione e di sesso, che, pertanto è costretto a dover rifugiarsi presso uno Stato terzo. Quest’ultimo aspetto è fondamentale quando viene connesso alla figura del migrante. Il migrante può essere colui che lascia il suo Paese per motivi di mancanza di lavoro o per trovare una vita dignitosa in un altro Paese. Sia ben chiaro che vi può essere un migrante che fugge perché perseguitato per motivi politici e che rischia la sua vita nel suo Paese di provenienza. Infine, il clandestino è colui che riceve l’ordine di lasciare il Paese, ma non si attiene ad esso, restando nel Paese che ha deciso di espellerlo.