I primi atti del Governo di destra-centro in materia di giustizia, sicurezza e immigrazione hanno portato indirettamente ad uno duro scontro a distanza fra tre correnti dell’Associazione nazionale magistrati, che si sono divise tra interventiste (due) e neutraliste (una) – mutuando un linguaggio da prima guerra mondiale –. Sono emersi chiaramente i due modi opposti di concepire il ruolo della magistratura: da un lato quella “che scende in campo politicamente”, rifiutando l’idea dell’indifferenza rispetto ai valori costituzionali, e quella che, come ha scritto l’ex presidente dell’Anm Mario Cicala, ha come «poli ideali» «la apoliticità e la moderazione».

Md e Area contro il governo: "Norme pericolose"

Nel primo gruppo troviamo Magistratura democratica e AreaDg. Le toghe guidate da Stefano Musolino qualche giorno fa hanno pubblicato un durissimo documento per stigmatizzare il nuovo articolo 434 bis del codice penale contro i Rave party, definito una «norma pericolosa» che «entra in diretta collisione con l’art. 17 della Costituzione». Secondo l’esecutivo di Md, «la nuova fattispecie non si applica solo ai rave party». «Il diritto penale è un delicato sistema che aggredisce la libertà della persona, imponendone un uso sobrio e meditato – scrive l’esecutivo di Md -. Per questo, intervenire con decreto legge per prevedere nuove fattispecie non è mai una buona idea». A distanza di poco è arrivata una nota dei magistrati capitanati da Eugenio Albamonte in merito alle navi delle ong bloccate nel Mediterraneo con migliaia di migranti a bordo che l’Italia non vuol far sbarcare, in un braccio di ferro con l’Europa: «Si impedisce, negando l’assegnazione di un porto sicuro, il soccorso in mare di persone in stato di necessità e a rischio di morte – hanno criticato le toghe progressiste -. La Corte di Cassazione ci ha ricordato che “l’obbligo di prestare soccorso dettato dalla Convenzione internazionale Sar di Amburgo non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro (cd. place of safety)” (Corte di Cassazione n. 6626/2020). Soccorrere è obbligo giuridico oltre che morale di uno Stato democratico».

Il decreto Meloni riaccende la guerra tra magistrati: «Le toghe non devono fare politica»

Ed ecco che ora prende posizione contro di loro Magistratura indipendente: «La magistratura non è e non deve mai diventare un attore della scena politica. Mai, e nei confronti di qualsiasi governo, quale che sia il suo colore politico». Proprio qualche giorno fa lo stesso segretario di Mi Angelo Piraino da questo giornale aveva smentito un accordo con Fratelli d’Italia per eleggere il nuovo vice-presidente del Csm: «La politica non deve ingerirsi nelle decisioni della magistratura e, viceversa, la magistratura non deve interferire in quelle della politica», ci aveva detto. Quindi ieri, coerentemente, anche con la loro natura antiideologica rivendicata in più occasioni, sono entrati in polemica con i colleghi che, invece, hanno deciso di esporsi contro l’Esecutivo del Presidente Meloni: «Immaginiamo – prosegue la nota di Mi - di poter attendere, allora, nel prossimo futuro i contributi dei gruppi associativi progressisti della magistratura sulle scelte di politica economica o di politica estera del nuovo governo, nel segno di una ritrovata vitalità». Essendo contrari a tale prospettiva, «prendiamo nettamente le distanze – conclude Mi – da un simile approccio ideologico, che ci riporta indietro alla vecchia contrapposizione tra politica e magistratura di un passato che si vuole dimenticare e che ha portato la magistratura ad essere vista dai cittadini come politicizzata». Eppure c’è chi vorrebbe ricordare che Mi, di connotazione moderata, assimilabile alla cultura del centro-destra, - benché Piraino ci abbia ripetuto «che applicare alla magistratura italiana le categorie di destra e sinistra sia il frutto di una narrazione sbagliata e di una semplificazione grossolana» - sta beneficiando di una sorta di spoil system: a prescindere dal fatto che il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato eletto con Fratelli d’Italia, va sottolineato anche che il nuovo capo di Gabinetto del Guardasigilli, Alberto Rizzo, è di Magistratura indipendente, così come il nuovo capo dell’ufficio legislativo, il procuratore Antonello Mura, come pure il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.