«Sedici giudici per quindici udienze, una girandola indegna di un paese civile che mostra plasticamente i mali della Giustizia che denunciamo da anni: l’atavica carenza di personale, non solo magistrati, ma anche amministrativo». Antonino Galletti, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, commenta così la vicenda relativa al processo a carico del clan Moccia, in corso presso la IX sezione collegiale del Tribunale di Roma. I reati contestati dall’accusa, a seconda delle varie posizioni, vanno dall’estorsione alla fittizia intestazione di beni, con l’aggravante del metodo mafioso. Per questa incredibile vicenda la Camera penale di Roma ha indetto l’astensione dalle udienze per il 2 novembre e conseguente proclamazione dello stato di agitazione dell’Unione delle Camere Penali Italiane. «Leggiamo che in un caso si è chiamato in aula un magistrato di passaggio nel corridoio - prosegue Galletti - e mi chiedo come sia possibile conciliare l’idea di giusto processo, di un giudice cioè che conosca atti, documenti e che ascolti le parti in causa in contraddittorio, che valuti con equilibrio le istanze di accusa e difesa, con il continuo passaggio di mano del fascicolo». «Parliamo oltretutto di un processo molto delicato di criminalità organizzata - conclude Galletti - una materia complessa che non può essere gestita in questo modo. Non dimentichiamo che dietro i faldoni di un processo, c’è la vita delle persone, imputati o parti offese, che meritano maggiore rispetto. Un giudice diverso per ogni udienza, anzi di più, visto che sono 16 per 15 udienze, non è giustizia, è una vera e propria lotteria. Confidiamo in un doveroso intervento di Csm e Ministero sugli organici cronicamente deficitari della magistratura romana e del personale amministrativo e di cancelleria».