L’Avvocatura europea si riunisce ad Andorra proprio in concomitanza con l’appuntamento congressuale di Lecce. Gli argomenti sul tavolo sono del tutto coerenti con i temi congressuali, addirittura paralleli ad essi. Si discuterà infatti dell’organizzazione del CCBE, il Consiglio degli Ordini forensi Europei, e delle condizioni per avere e mantenere i requisiti di adesione (tema congressuale n. 1 sull’ordinamento): in votazione l’adesione di Ucraina e Moldavia al CCBE, nel solco della mission volta ad includere nel consesso forense tutte le Avvocature dello spazio economico europeo, con il precipuo intento di sostenere l’affermazione dello Stato di Diritto nei loro Paesi. Le riforme adottate nei vari Stati membri nell’ambito del PNRR sono state oggetto del report della Commissione Europea “Rule of Law 2022” che ha richiesto commenti e suggerimenti all’Avvocatura europea, (tema congressuale n. 2 sull’attuazione delle riforme e gli effetti, anche economici, per la professione forense): il CNF non ha fatto mancare le osservazioni critiche, con particolare riferimento agli interventi sul rito civile e sul processo tributario che paiono andare proprio in senso contrario al rispetto della separazione dei poteri . Peraltro il tema fiscale è particolarmente agitato e molte potrebbero essere le novità in arrivo, con importanti ricadute sulla professione di avvocato: luce verde se verrà dato seguito alle promesse di introdurre l’esenzione iva sui servizi legali al prestatore di lavoro e a quelle rese mediante ricorso al patrocinio a spese dello Stato, perché si tratterebbe di un primo passo per abbattere il muro delle imposte sulle prestazioni di assistenza legale. Luce rossa invece sulla pretesa di creare la categoria di “enablers” = “abilitatori”, professionisti nella consulenza ed assistenza a clienti mirata all’evasione fiscale ed inserirvi gli avvocati, a dispetto del ruolo attivo svolto dal nostro ceto nella lotta all’antiriclaggio.Purtroppo permane la tendenza ad identificare il difensore con l’assistito o, quanto meno, a considerare il primo il suggeritore (istigatore?) del secondo, e ciò non solo in materia fiscale. Questa tendenza è diffusa a livello globale ed è stata oggetto di riflessione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Regno Unito del 2-3 ottobre scorsi, cerimonia che è occasione di meeting tra le Avvocature dei 54 Paesi del Commonwealth e partecipata dai rappresentanti delle Istituzioni forensi di tutto il mondo. Si è solitamente portati a ritenere che l’identificazione del difensore col cliente avvenga allor quando l’assistito è accusato di un crimine particolarmente riprovevole socialmente, ma il fenomeno va ben oltre e coinvolge non solo i comuni cittadini ma anche figure che, per posizione e cultura, dovrebbero essere in grado di distinguere ruoli e funzioni. “Un avvocato civilista che assiste una multinazionale nelle trattative con lo Stato, è stato definito pubblicamente un traditore dal Presidente della Repubblica” ha riferito il rappresentante degli avvocati messicani. Non basta che l’Avvocatura si impegni in prima linea nell’applicazione delle norme, come nel caso sopra ricordato dell’antiriciclaggio che vede il professionista censire l’assistito al pari di quanto fa un istituto di credito, oppure nell’ambito della lotta alla violenza di genere a partire dalla creazione di reti per l’assistenza, oppure ancora nell’ambito della tutela dell’ambiente e delle risorse naturali come nel caso dell’impegno del CNF sulla tutela del diritto all’acqua che ha portato alla formulazione del decalogo condiviso in occasione della partecipazione ad EXPO di Dubai. Non basta, perché ci sarà sempre qualcuno che riterrà di poter accusare di complicità o connivenza il difensore di chi è sospettato di evasione fiscale, di stupro, di inquinamento, e questo a qualsivoglia latitudine o longitudine si operi.Ecco dunque un altro tema, forse il più importante, sul quale i rappresentanti delle avvocature europee ed extra europee hanno condiviso la loro riflessione: la necessità di comunicare valori e principi in modo che vengano recepiti e diventino parte del bagaglio culturale delle nuove generazioni. Un buon punto di partenza sono le iniziative di educazione alla legalità, come il Torneo Dire e Contraddire della Commissione CNF, dove si insegna ad esercitare la difesa delle proprie ragioni secondo procedimenti regolamentati, ma occorre far conoscere ed apprezzare i valori sostanziali della Giustizia e a far conoscere ed apprezzare coloro che questi valori si adoperano ad affermare mediante forme immediatamente recepibili. Il ceto forense è abituato ad esprimersi in forme tecniche ed a muoversi secondo schemi predefiniti, quelli processuali, che sono sicuramente importanti per assicurare un corretto ed equilibrato esercizio dell’attività giurisdizionale. Ma questi termini e forme si trasformano in barriere se il destinatario del messaggio non è in grado di comprendere forme e linguaggio utilizzati, per cultura, per provenienza, per età o quant’altro.“Dovremmo utilizzare il linguaggio dei Tik Tokers”, ha detto la presidente dell’American Bar Association. Provocazione o sensibilità verso l’obiettivo di comunicare nel modo efficace? Il coinvolgimento delle nuove generazioni è indispensabile per mantenere l’interesse verso una professione che sta vivendo una recessione per la perdita dei valori che rappresenta, ancor più che per le difficoltà di esercitarla. La partecipazione a consessi internazionali permette di comprendere che vi sono problemi comuni a tutti i professionisti forensi, anche se esercitano in Paesi lontanissimi tra loro, per posizione geografica e tradizione giuridica. Gli elementi di comunanza sono ben più numerosi delle diversità ed anzi vi è da attendersi che le diversità siano utili per progettare soluzioni innovative ai problemi condivisi. Lo stesso auspicio è per i lavori congressuali.

Carla Secchieri Francesca Sorbi, componenti della delegazione italiana al CCBE