Willy Monteiro Duarte fu ucciso dalla furia omicida e cieca dei fratelli Bianchi. E' un parte delle motivazioni della sentenza di condanna dei due esperti di arti marziali di Colleferro che pestarono a sangue il giovane Willy. Ma non finisce qui. Secondo i giudici i due Bianchi si comportarono come una vera e propria falange. "Si erano fatti largo fra la folla a spintoni e manate.  Avanzavano in modo sincrono, impattando contro il corpo del povero Willy che voleva capire cosa stesse accadendo». LEGGI ANCHE: Io avvocato dico: è sui fratelli Bianchi che il garantismo deve saper reggere la sfida LEGGI ANCHE: Sono i “cattivi perfetti”, ma lo Stato di diritto c’è anche (e soprattutto) per i fratelli Bianchi

La sentenza

Per i giudici « Willy venne colpito da Gabriele Bianchi con un violentissimo calcio frontale al petto portato con tecnica da arti marziali che lo sbatteva contro un’auto in sosta. Ed il tentativo del povero ragazzo di rialzarsi veniva respinto dapprima con un pugno del medesimo Gabriele Bianchi mentre il fratello con un calcio neutralizzava il tentativo del Cenciarelli di correre in aiuto di Willy e, poi, da calci e pugni inferti da tutti e quattro gli imputati, finanche mentre il ragazzo era inerme a terra; il tutto nel brevissimo volgere di pochi secondi. Quindi i quattro correvano via e salivano in auto dandosi a fuga precipitosa».

Le udienze

Nella memoria di chi ha assistito al processo, rimarrà la testimonianza dei genitori di Willy: «Viveva con noi, lavorava da un anno e sette mesi al ristorante hotel degli Amici mentre ancora andava a scuola", raccontò la mamma in Aula.  «Contribuiva alle spese di casa, spesso pagava lui la spesa, mi aiutava, mi accompagnava in macchina a fare le commissioni – ricorda la donna, che da sempre lavora come domestica a Roma – Era sempre disponibile».