Lo scandalo

La Francia è stata travolta da uno scandalo riguardante il mondo della porno che rischia di trasformarsi in un nuovo #metoo. Quattro uomini sono stati arrestati e messi sotto custodia per traffico di esseri umani aggravato, stupro di gruppo e sfruttamento della prostituzione. Due dei tre  sono i produttori della piattaforma porno online «French Bukkake» indagati da ottobre 2020. LEGGI ANCHE / Polansky vince il Cesar ma il “tribunale del MeToo” lo contesta LEGGI ANCHE / Anatomia di uno scandalo. Dal successo alla “lapidazione”: processo al potere nell’era post MeToo L'inchiesta Venivano  organizzavano sessioni di rapporti sessuali di gruppo con alcune attrici. Si trattava in genere di donne dalle difficili condizioni economiche contattate online sotto falsa identità e convinte in un primo momento prostituirsi. Una volta offerta una prestazione sessuale, le vittime non venivano pagate e  come riparazione veniva proposto di girare dei video hard altamente remunerativi destinati al mercato del Canada. Video porno che però sono stati resi accessibili anche in Francia, dando inizio alle denunce e allo scandalo.

precedenti

Il settore del porno è però sotto osservazione della giustizia già da prima del caso «French Bukkake». Nel luglio 2020, dopo le rivelazioni da parte di diverse donne su presunte violenze imposte durante le riprese, è stata infatti aperta un’indagine sul sito per adulti «Jacquie et Michel». Il sito porno è un pilastro dell’industria pornografica amatoriale francese. Lo scorso giugno sono stati incriminati quattro uomini per sfruttamento della prostituzione, tratta di esseri umani in banda organizzata, stupro con tortura e atto di barbarie. Questa serie di vicende ha portato il mondo politico a interessarsi sempre di più all’argomento.

Il rapporto del Senato

La delegazione del Senato per i diritti delle donne presenterà in giornata un rapporto che promette di sollevare un polverone. Secondo Franceinfo, la relazione del Senato conclude che «l’industria del porno francese genera violenze sistemiche contro le donne». In particolare «il 90 per cento delle scene di sesso comporta violenze, fisiche e verbali, e perpetua stereotipi misogini, razzisti, lesbofobici e ipersessualizzati».

I video del porno

Nelle pagine si sottolinea che «il modus operandi nel campo del porno è sempre lo stesso: vengono scelte donne molto giovani, precarie e psicologicamente fragili, le quali vengono stuprate una prima volta per essere di conseguenza sottomesse». Una parte del rapporto deplora poi l’approccio dell’industria porno grafica al diritto all’oblio delle attrici e l’atteggiamento dei produttori che «spingono le donne a firmare contratti che sottraggono loro il diritto all’immagine a tempo illimitato» e che, in caso di richiesta di cancellazione dei video da parte delle dirette interessate, pretendono un compenso dieci volte superiore alla retribuzione riconosciuta per le scene girate.