Una corte speciale per perseguire i crimini di guerra. A premere per la sua istituzione sarà il governo di Kiev, nell’ambito dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si aprono a New York. Andriy Smyrnov, vice capo dell’ufficio di presidenza ucraino, spiega in un’intervista a "Politico" che per il governo di Kiev i crimini di Izium dimostrano la necessità di un tribunale indipendente per i crimini di guerra. «Vogliamo assicurarci che i colpevoli dei crimini commessi contro l’Ucraina siano chiamati a risponderne, e questo significa assicurarci che la responsabilità possa esserne attribuita alle più alte cariche della leadership politica e militare». «Quante fosse di ucraini innocenti dovranno ancora essere scoperte prima che l’intera comunità internazionale si svegli e provi e cominci a fare qualcosa? Numerose tombe di civili uccisi sono state trovate a Bucha. Non è abbastanza?», ha affermato, ricordando le prove di uccisioni di civili e di altri crimini rinvenute da osservatori ucraini ed internazionali dopo il ritiro in aprile dei russi da Bucha. Per Putin si tratterebbe di "falsi"». Ad una corte ad hoc molti preferirebbero il ricorso alla già esistente Corte penale internazionale, considerandola lo strumento migliore per istruire eventuali processi contro i russi. Ma Kiev non considera il suo operato sufficiente perché teme che la Corte penale Internazionale si limiti a portare alla sbarra i responsabili materiali dei crimini, e non gli alti gradi del governo di Putin. Inoltre, la Corte non potrebbe perseguire il paese per il reato di «aggressione», poiché la Russia (come l’Ucraina) non ha ratificato lo Statuto di Roma, l’accordo internazionale che ha istituito il tribunale nel 2002. Smyrnov insiste nell’intervista sul fatto che una corte internazionale ad hoc non interferirebbe con il lavoro della Corte penale e avrebbe sede all’esterno del paese. «Guardiamo al modello del processo di Norimberga», spiega, ricordando i processi contro i nazisti dopo la seconda guerra mondiale. «Vogliamo assicurarci che coloro che sono responsabili di quei crimini siano chiamati a risponderne. Questo significa le più alte sfere politiche e militari». Un segnale di chiara apertura alla proposta è arrivato da Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue, interpellato da Politico a margine dell’Assemblea Onu: «Siamo assolutamente d’accordo nel chiamare i russi a rispondere di ciò che hanno fatto. E dal momento che Russia ed Ucraina non sono parte della Corte penale internazionale, potrebbe forse essere una buona idea cercare di istituire una speciale giurisdizione». Smyrnov ritiene che almeno una decina di paesi europei sostengono l’iniziativa, tra questi la Polonia e gli Stati baltici. A maggio inoltre il parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiedeva l’istituzione di una corte ad hoc. Segnali favorevoli sono arrivati anche dal Consiglio d’Europa, ma non mancano le resistenze: Ursula Von der Leyen ha chiesto che Putin venga giudicato dalla Corte penale internazionale, Stati Uniti e Onu hanno a loro volta espresso sostegno alla Corte istituita a Roma. Smyrnov si dice fiducioso sulla possibilità che la proposta ottenga una buona accoglienza in sede di Assemblea Generale, anche se il veto russo in Consiglio di Sicurezza bloccherebbe ogni passo dell’esecutivo Onu. «Da un punto di vista legale, è molto facile dimostrare e perseguire questi crimini. Non possiamo continuare a vivere in un mondo dove è normale che uno stato muova una guerra contro un altro e dove l’uccisione delle persone diventi cosa normale», afferma. E servirà anche a prevenire future invasioni: «Credo fermamente che se il mondo avesse reagito all’aggressione compiuta nel 2008 e all’annessione della Crimea nel 2014 e avesse chiamato la leadership della Federazione russa a risponderne, questa situazione non si sarebbe venuta a creare».