Ci sono imprenditori e politici della provincia di Lecce tra le persone coinvolte nell’inchiesta condotta dai carabinieri e dalla guardia di finanza insieme a funzionari della polizia provinciale, che ha portato questa mattina all’esecuzione di 10 provvedimenti cautelari, due in carcere e otto ai domiciliari. Il reato contestato, nelle diverse vesti di amministratori, funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti, è quello di associazione per delinquere finalizzata al compimento di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, oltre che in materia di corruzione elettorale, per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e della Unione Europea ed altro. Il provvedimento di misure cautelari, personali e reali, è stato emesso dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura della Repubblica. L’indagine ha preso il via a dicembre del 2017, quando alcune condotte poste in essere dalla compagine amministrativa di Otranto sono state poste all’attenzione del Nucleo Investigativo dell’Arma leccese e, quindi, al vaglio della Procura. Dagli sviluppi delle indagini, condotte solo in una fase successiva anche dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce e dalla Compagnia Guardia di Finanza di Otranto, fino alla primavera del 2022, emergerebbe un modo di agire dell’apparato pubblico che sarebbe stato ispirato, secondo gli investigatori, oltre che all’arricchimento personale, ad assicurarsi bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere a livello sia locale sia a regionale. Complessivamente 60 gli indagati, raggiunti da provvedimenti giudiziari che spaziano dalla notifica di informazioni di garanzia fino all’applicazione di misure restrittive della libertà personale e cautelari di natura reale. Sotto quest’ultimo aspetto, significativo è il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di strutture turistico - ricettive, stabilimenti balneari, aziende agrituristiche, diverse unità immobiliari e numerose somme di denaro, per un valore stimato di diversi milioni di euro, che sarebbero stati autorizzati o realizzati illecitamente in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica. Secondo l’accusa si sarebbe formato a Otranto un consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico - imprenditoriale, che da tempo avrebbe pervaso l’amministrazione comunale, coinvolgendone amministratori e funzionari "troppo vicini" ad alcuni imprenditori con interessi economici in quel centro, coltivati attraverso aggiudicazioni artefatte di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura, fino ad assicurare un "bacino di voti" per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico - patrimoniali per gli altri. Ad ispessire il quadro accusatorio tessuto dalla magistratura anche gli accertamenti, in particolare quelli in materia edilizia e paesaggistico-ambientale, condotti dalla Polizia Provinciale, connotati da copiose acquisizioni documentali e molteplici rilievi tecnici.