Vladimir Putin ostenta sicurezza, ma è un modo per nascondere le incertezze per il futuro. «È il chiaro segnale di una grande preoccupazione», dice al Dubbio Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali nell’Università Cattolica, a Milano. Il presidente russo, intervenendo al forum economico di Vladivostok, ha analizzato i rapporti tra il suo paese e il resto del mondo, senza tralasciare quanto sta accadendo in Ucraina, dove, a suo dire, è stato creato con un colpo di Stato «un regime illegittimo». Ma la perla di saggezza Putin l’ha riservata in merito alla condotta assunta dalla Russia con l’aggressione ai danni dell’Ucraina, definendola non contraria alla legge internazionale.

Secondo Putin il tetto al prezzo del gas è “una misura stupida”. Fa intendere che l’Europa ha bisogno della Russia ed ostenta una sorta di machismo geo- politico. Cosa ne pensa?

È una presa di posizione stupida, dato che continua ad insistere su una determinata linea. Le sue dichiarazioni dimostrano il contrario di quanto voglia far credere. Significa che i provvedimenti presi contro la Russia, le sanzioni, fanno male. Ragioniamo prendendo in considerazione i dati. Nel 2021 l’Europa importava circa il 46% del gas dalla Russia. In pochi mesi siamo scesi al 20- 25%. La Russia esportava, dunque, gran parte del suo gas verso l’Europa. A chi può vendere questi enormi quantitativi? Alla Cina? I cinesi valevano circa un quinto del mercato europeo. Nelle previsioni russe si parla di raddoppiare la quota cinese nell’arco di una decina d’anni, ma mancano le infrastrutture. Non ci sono i tubi. Non si capisce bene come verranno installati e creati tutti i collegamenti. La stessa cosa vale per il petrolio. Il mercato europeo è importante per il petrolio russo. La Russia pensa di sostituire l’Europa con la Cina e il Far East.

Una scelta non poco rischiosa?

Il costo di esportazione in quelle zone è molto più elevato per le distanze tra i territori. Si tenga conto pure del prezzo di vendita, molto più scontato. I cinesi pagano il gas e il petrolio russo in media un terzo in meno rispetto a noi. Questo significa che più ne vendono ai cinesi, meno entrate ci saranno. Quest’anno le importazioni russe sono crollate quasi della metà. E non c’è stata una sostituzione con beni prodotti in Russia. Settori significativi per l’economia, come l’automotive, sono crollati. Con il crollo delle importazioni è crollata la produzione interna. Putin si agita, perché le sanzioni gli stanno facendo molto male. Le ripercussioni sono inevitabili per quanto riguarda l’inflazione e il consumo delle riserve di valute. Non c’è un indicatore economico russo che va bene, tranne quelli che trova Salvini vale a dire quelli che scelgono gli stessi russi. È come se, in una indagine criminale, venissero scartate tutte le prove a favore dell’imputato per prendere in considerazione solo quelle a suo detrimento.

Ventiquattr’ore prima di Putin, Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri, ha usato parole molto dure nei confronti dell’Italia, prevedendo un futuro nefasto per le nostre aziende che saranno un boccone prelibato per gli Stati Uniti. Nulla di diplomatico in quelle dichiarazioni, ma solo provocazioni gratuite?

Piuttosto che essere un boccone indigesto per la Russia, va bene qualunque altra cosa. Battuta a parte, dobbiamo analizzare in profondità la situazione. Se guardiamo ai rapporti euro- americani, c’è una interdipendenza molto elevata in termini commerciali e finanziari. È un dato di fatto. Il nostro problema, in questo momento, è non essere asserviti alla Russia. Invito a riflettere su questo. Se un’Europa che resiste è ancora così minacciata dai russi, immaginate un’Europa debellata, un’Europa che si arrende. Sarebbe esposta all’arbitrio russo in qualsiasi momento. Occorre, dunque, tenere duro. Sappiamo che i numeri, quelli più o meno veri, diffusi dagli stessi russi nonostante l’ufficio di statistica sia controllato direttamente dal ministero del Tesoro, ci dicono che il peso delle sanzioni è durissimo. La Russia è veramente messa male.

Ci avviciniamo al settimo mese di guerra. Putin ha affermato che non è stata violata la legge internazionale, dopo l’aggressione ai danni di uno Stato libero e sovrano. Ci vuole un bel coraggio per affermare queste cose?

Putin è un bugiardo sistematico. È una persona che utilizza le bugie in diretta, davanti alla nazione, come facevano in passato Hitler, Stalin, Mussolini. Uno che sostiene che la Russia, in cui ci sono ben undici fusi orari, è accerchiata dall’Ucraina e dall’Europa, dimostra di non essere connesso alla realtà. Uno che sostiene che, aggredendo un paese confinante, non ha violato nessuna legge internazionale non merita di essere neppure ascoltato. D’altra parte basta vedere cosa è successo agli esponenti della stampa libera in Russia. Quelli che non sono stati ammazzati, si pensi alla clamorosa condanna del giornalista Safronov a ventidue anni di carcere, dopo aver diffuso notizie di pubblico dominio reperibili su internet, vengono messi fuori gioco in altra maniera. Inviterei tutti quelli che fanno esercizi di equilibrismo, dicendo che Putin è come gli altri, a riflettere bene su cosa è la Russia di Putin e su come si vive in quel paese.

La guerra in Ucraina si sta combattendo sul versante militare e su quello economico- commerciale- alimentare. Putin chiederà ad Erdogan di limitare l’export di grano verso l’Unione europea. Un modo per tenersi buona la Turchia e portarla dalla sua parte?

Rispetto all’idea che i russi possano sostituirci con altri importanti attori, invito a fare alcune riflessioni. La Cina è per la Russia il primo partner commerciale. La Russia è per la Cina l’undicesimo partner commerciale, di gran lunga dietro a Germania, Italia, Francia, Stati Uniti. Putin fornisce delle rappresentazioni false, perché è abituato a confrontarsi con interlocutori che non gli chiedono mai conto di quello che dice. È convinto che il mondo funzioni così. Ricorda un po’ quei politici italiani che si offendono e che non vanno nelle trasmissioni televisive o che non rilasciano interviste ai giornali se non vengono interpellati da amici.

Cosa dovrebbe fare in politica estera il governo che verrà formato dopo le elezioni del 25 settembre?

Rispettare, innanzitutto, gli impegni assunti ed evitare velleitarie idee di un terzismo tra l’Europa, la Nato e la Russia. Mi pare che Meloni sia su quella direzione. Salvini, invece, rappresenta sempre posizioni diverse e potrebbe creare delle fibrillazioni con conseguenze gravissime per il paese.