Negli ultimi anni parte della società italiana, estranea alla politica, è sembrata pronta a cedere volontariamente diritti in cambio di protezione. Davanti a una tale crisi del sistema politico, con un astensionismo sempre più diffuso, la democrazia ha bisogno di tornare a essere attraente, vitale, di stare al passo con le innovazioni tecnologiche ma, ancora prima, di non essere eterna competizione elettorale. La vita democratica si contraddistingue per una molteplicità di iniziative e formazioni che concorrono all’indirizzo politico del Paese. Dentro e fuori dal Palazzo. Radicali Italiani è un partito singolare: partecipiamo in forme diverse alle elezioni e al contempo utilizziamo tutti gli strumenti di coinvolgimento dei cittadini previsti dalla Costituzione. Ci poniamo l’obiettivo di affrontare questa crisi con proposte di riforma, e oggi sono alla portata di Parlamento e Governo tre possibili passi.
Il primo. In Italia l’unica forma di politica riconosciuta attraverso legge è quella legata agli eletti in Parlamento (vedi DL 149/ 2013 sul 2×1000). I movimenti che attraverso referendum, leggi di iniziativa popolare e grandi campagne civili danno vita all’art. 49 della Costituzione, se non hanno eletti sono di fatto esclusi da ogni riconoscimento legislativo. Per questo diciamo che dare più servizi e accesso al 2×1000 a una pluralità di soggetti non legati a logiche esclusivamente elettorali può offrire un ventaglio più ampio di possibilità a chi vuole attivarsi per l’impegno civile.
La seconda. La storica conquista della firma digitale per la sottoscrizione di referendum e leggi d’iniziativa popolare – ottenuta grazie ai ricorsi all’ONU di Mario Staderini, all’attenzione dell’Associazione Coscioni e al lavoro parlamentare di Riccardo Magi – deve essere ultimata e gli impegni presi dal ministro Colao ora vanno concretizzati con la piattaforma istituzionale della partecipazione.
Il terzo. La Camera dei deputati deve prevedere, come già il Senato, tempi certi di discussione e votazione per le proposte di legge di iniziativa popolare depositate. Alcuni deputati sono contrari perché neppure per le leggi di iniziativa parlamentare sono previsti tempi certi. Ma non sfuggirà che i cittadini promotori non sono presenti nelle riunioni per spingere un provvedimento nell’agenda della Camera. Il risultato è che le proposte popolari rimangono nei cassetti. Di una democrazia ben più partecipata ne hanno bisogno i cittadini per ritornare con fiducia ad appassionarsi alla politica. Ma ne gioverebbero anche partiti ed elezioni. (*TESORIERA DI RADICALI ITALIANI)
Liberare la politica e rendere più attraente la democrazia
di Giulia Crivellini*
Negli ultimi anni parte della società italiana, estranea alla politica, è sembrata pronta a cedere volontariamente diritti in cambio di protezione. Davanti a una tale crisi del sistema politico, con un astensionismo sempre più diffuso, la democrazia ha bisogno di tornare a essere attraente, vitale, di stare al passo con le innovazioni tecnologiche ma, ancora prima, di non essere eterna competizione elettorale. La vita democratica si contraddistingue per una molteplicità di iniziative e formazioni che concorrono all’indirizzo politico del Paese. Dentro e fuori dal Palazzo. Radicali Italiani è un partito singolare: partecipiamo in forme diverse alle elezioni e al contempo utilizziamo tutti gli strumenti di coinvolgimento dei cittadini previsti dalla Costituzione. Ci poniamo l’obiettivo di affrontare questa crisi con proposte di riforma, e oggi sono alla portata di Parlamento e Governo tre possibili passi.
Il primo. In Italia l’unica forma di politica riconosciuta attraverso legge è quella legata agli eletti in Parlamento (vedi DL 149/ 2013 sul 2×1000). I movimenti che attraverso referendum, leggi di iniziativa popolare e grandi campagne civili danno vita all’art. 49 della Costituzione, se non hanno eletti sono di fatto esclusi da ogni riconoscimento legislativo. Per questo diciamo che dare più servizi e accesso al 2×1000 a una pluralità di soggetti non legati a logiche esclusivamente elettorali può offrire un ventaglio più ampio di possibilità a chi vuole attivarsi per l’impegno civile.
La seconda. La storica conquista della firma digitale per la sottoscrizione di referendum e leggi d’iniziativa popolare – ottenuta grazie ai ricorsi all’ONU di Mario Staderini, all’attenzione dell’Associazione Coscioni e al lavoro parlamentare di Riccardo Magi – deve essere ultimata e gli impegni presi dal ministro Colao ora vanno concretizzati con la piattaforma istituzionale della partecipazione.
Il terzo. La Camera dei deputati deve prevedere, come già il Senato, tempi certi di discussione e votazione per le proposte di legge di iniziativa popolare depositate. Alcuni deputati sono contrari perché neppure per le leggi di iniziativa parlamentare sono previsti tempi certi. Ma non sfuggirà che i cittadini promotori non sono presenti nelle riunioni per spingere un provvedimento nell’agenda della Camera. Il risultato è che le proposte popolari rimangono nei cassetti. Di una democrazia ben più partecipata ne hanno bisogno i cittadini per ritornare con fiducia ad appassionarsi alla politica. Ma ne gioverebbero anche partiti ed elezioni. (*TESORIERA DI RADICALI ITALIANI)
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