Akhmed Zakayev è stato ministro dell'ultimo governo ceceno riconosciuto e attualmente è primo ministro della Repubblica cecena di Ichkeria, non riconosciuta. Dopo aver abbandonato il suo paese, vive in esilio a Londra. L’opposizione a Putin gli ha consentito di conoscere Alexsander Litvinenko, dissidente russo avvelenato nella capitale inglese nel 2006 in circostanze ancora avvolte dal mistero. Su invito dei Radicali Italiani Zakayev è venuto a Roma per sensibilizzare le nostre istituzioni sull'incriminazione di Putin davanti alla Corte penale internazionale dell'Aia per i crimini commessi in Cecenia e per manifestare la sua vicinanza al popolo ucraino. «Il sostegno dell’Italia – dice al Dubbio Zakayev- è molto importante. Gli incontri alla Camera dei deputati e alla Farnesina nel mio viaggio lo dimostrano pienamente. La comunità internazionale, con gli strumenti giuridici a disposizione, deve incriminare Putin per tutto quella che ha fatto e che sta facendo. Va portato davanti alla Cpi. Io non mi arrendo». Il leader  ceceno rimarca corsi e ricorsi storici. Prima dell’Ucraina, oltre vent’anni fa, i ceceni hanno provato sulla loro pelle la forza militare russa. «La guerra in Ucraina – aggiunge - sta riaccendendo l’attenzione su quanto commesso in Cecenia e non solo. Mi riferisco anche alla Georgia e alla Siria. C’è un legame tra il mio paese e l’Ucraina. L’aver subito la prepotenza della Russia. Abbiamo subito prima dell’Ucraina le stesse violenze, molte volte nell’indifferenza della comunità internazionale. Grazie ai Radicali la causa cecena è tenuta sempre viva. L’attenzione di altri paesi europei ci conforta molto, ma bisogna stare attenti a non abbassare mai la guardia». Ai tempi della collaborazione con Novaja Gazeta, Anna Politkovskaja ha seguito da vicino le guerre cecene. Da qualche mese è di nuovo in libreria e in cima alle classifiche uno dei suoi libri più famosi, “La Russia di Putin” ( Adelphi). «Ho conosciuto bene – ricorda Zakayev - Anna Politkovskaja, abbiamo lavorato insieme. È stata una grande giornalista. Si è impegnata a far conoscere i crimini commessi in Cecenia oltre vent’anni fa. Anna Politkovskaja e Alexander Litvinenko hanno pagato con la vita la loro opposizione a Putin. La Russia di Putin con la sua politica si sta muovendo verso un nuovo fascismo. Un pericolo che io ed altre persone, in tempi non sospetti, avevamo già fatto notare, ma non siamo stati molto ascoltati. È chiaro dove Putin voglia portare la Russia. Nel suo libro Anna Politkovskaja descrive proprio la deriva fascista. Ed è proprio quello che sta ripetendo adesso in Ucraina. I crimini di Bucha, per esempio, ricalcano lo stesso copione avutosi in Cecenia, la stessa terribile condotta già denunciata anni fa dalla coraggiosa Anna. Adesso, però, tutto il mondo, con l’aggressione subita dall’Ucraina, può rendersi conto di cosa è capace Putin con i suoi fedelissimi. Per questo la comunità internazionale deve agire per incriminarli». Nelle prime settimane dell’invasione in Ucraina Ramzan Kadyrov, attuale capo della Repubblica Cecena, si è fatto più volte immortalare con le sue milizie. Ben più di un bullo putiniano Kadyrov. «Parliamo di una marionetta di Putin – commenta Zakayev - e non possiamo definirlo neppure presidente della Cecenia. Le elezioni cecene dal 1999 sono state sempre condizionate dall’occupazione della Russia. Kadyrov è un personaggio in mano a Putin, che fa tutto quello che gli viene ordinato. Si muove a comando e ha rappresentato anche Putin in Ucraina in occasione dell’invasione. Non possiamo definirlo né un presidente né un leader». Un’ultima riflessione per il futuro del suo paese. «È strettamente collegato – conclude Zakayev - a quello dell’Ucraina. In passato la Cecenia è stata sacrificata nel silenzio di tutti. Ritengo che i tempi adesso siano cambiati e sono convinto che la vittoria dell’Ucraina avrà effetti positivi anche per la Cecenia».