È ormai quasi fatta per la legge sull’equo compenso, dopo l’approvazione dell’AS 2419 in commissione Giustizia del Senato. Manca un solo passaggio, il voto dell’aula di Palazzo Madama, perché il ddl diventi legge, ma tutto lascia immaginare che questo avvenga presto, come assicura il senatore Alberto Balboni (Fratelli d’Italia): «Il capogruppo di FdI Luca Ciriani ha già insistito per la calendarizzazione entro fine luglio, e quindi contiamo che la definitiva approvazione avvenga presto». Anche Francesco Paolo Sisto, sottosegretario alla Giustizia, è convinto che tutto andrà per il meglio: «Il passaggio in Aula non dovrebbe porre problemi, visto che il provvedimento è stato approvato all’unanimità in commissione». Gli fa ecco Fiammetta Modena, senatrice di FI, che specifica: «Il percorso finale del provvedimento è stato semplice: oggi sono stati approvati gli ultimi articoli, dall’8 al 13, e tutti i gruppi hanno dato il loro assenso al testo, fermo restando che ciascuno ha fatto presente, nelle dichiarazioni di voto, alcune criticità. Ad esempio, se Pd e M5S hanno segnalato le proprie perplessità sull’obbligo di sanzionamento dei professionisti che accettano compensi al ribasso, Forza Italia, da parte sua, ha evidenziato che, di fatto, le professioni non ordinistiche, non avendo un sistema tariffario, non potranno beneficiare pienamente di questa legge». Lo stesso sottosegretario Sisto riconosce che queste norme potranno essere migliorate in futuro, e aggiunge: «L’esperienza indicherà i punti della disciplina su cui intervenire, ed è ragionevole attendersi che il legislatore futuro non si sottrarrà a questo impegno di perfezionamento: ma ora c’è la notevole soddisfazione del governo per il fatto che un provvedimento così importante, che interessa centinaia di migliaia di professionisti, sia stato approvato all’unanimità da entrambi i rami del Parlamento». Insomma, i professionisti italiani, almeno quelli ordinistici, dovrebbero poter tirare un sospiro di sollievo, in quanto non dovrebbe più succedere che un incarico sia pagato, da aziende e Pa, con pochi euro, oppure sia addirittura gratis, come invece veniva riconosciuto possibile dal Tar e dal Consiglio di Stato in più sentenze, i cui giudici consideravano sufficiente il potenziale vantaggio dell’arricchimento professionale e del prestigio come sostituto della remunerazione, e per di più attendendosi il massimo dell’impegno da parte del professionista, anche quando lavorava gratis. «Questa nuova legge – sottolinea ancora Sisto – sancisce un diritto che trova origine negli articoli 1 e 36 della Costituzione, ovvero quello di un corretto rapporto tra prestazione e controprestazione, eliminando la possibilità che si introducano patti leonini, ossia accordi favorevoli solo a una parte contrattuale, ovvero il committente della prestazione, ed a questo scopo si dà nuova centralità al sistema dei parametri». Sono comunque diversi i punti qualificanti del ddl sull’equo compenso, come rileva Sisto: «In primo luogo la nullità delle clausole che non prevedano un equo compenso, definito appunto dai parametri, che sono determinati dal ministero della Giustizia, per il quale bisogna considerare anche i costi sostenuti dal prestatore d’opera. Dunque si tratta di una tutela ipso iure, che scatta automaticamente, e consente quindi di tutelare efficacemente il lavoro dei professionisti, che meritano una corretta valorizzazione della loro prestazione. Altro elemento qualificante è la previsione di un indennizzo per il professionista, che può essere deciso dal giudice, su ricorso del prestatore d’opera, e per questo invito tutti i professionisti, in particolare i giovani, a studiare bene questa legge, una volta promulgata, così da tutelare i propri diritti preventivamente». L’approvazione quasi definitiva del testo è stata salutata da tutte le forze politiche, a cominciare da quella che ha promosso il ddl, FdI: «La nostra soddisfazione – continua il senatore Balboni – deriva non solo dall’approvazione di una legge giusta, perché anche i professionisti hanno diritto a una remunerazione equa, ma anche dal fatto che è molto raro che un disegno di legge promosso dal maggior esponente dell’opposizione, ossia Giorgia Meloni, venga approvato all’unanimità, a riprova che un’opposizione costruttiva è utile al paese, come dimostra d’altronde la circostanza che diverse nostre proposte di legge sono state approvate in questa legislatura». Anche dalla Lega non sono mancate le note di soddisfazione per il via libera di oggi. A cominciare da Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia del Senato, secondo il quale questo provvedimento significa «più tutele, maggiore qualità del lavoro, e migliori possibilità di contrattazione tra i professionisti e i grandi gruppi». Così come per il suo collega di partito, il deputato Jacopo Morrone, uno dei tre firmatari del ddl (l’altro è l’azzurro Mandelli), il provvedimento rappresenta «la risposta alle esigenze e alle legittime richieste degli Ordini professionali».