«La mia generazione ha vissuto momenti di grande difficoltà. Il terrorismo sconvolse le nostre vite private; ricordo le aspre polemiche sui processi di mafia, le accuse di politicizzazione quando si toccavano i potenti. Sentivamo però la fiducia dei cittadini. Oggi invece pesa il disvalore del correntismo e il ruolo distorto delle correnti nel Csm, ma soprattutto credo che i cittadini siano colpiti dalla lentezza delle procedure giudiziarie e dall’incertezza degli esiti. Sull’efficienza del sistema più che le colpe dei magistrati hanno pesato scelte errate della politica». Lo afferma Giovanni Salvi procuratore generale della Corte di Cassazione in un’intervista al quotidiano "Il Corriere della Sera". «Si è cercato anzitutto di limitare la percezione che la risposta cambiasse a seconda della porta a cui si bussa. L’incertezza ha effetti gravi sui diritti delle persone e sul corretto funzionamento dell’economia. Le decisioni devono essere prevedibili, per quanto possibile. Per questo abbiamo adottato gli "orientamenti" che sono frutto non dell’autorità o della gerarchia ma di una lettura condivisa delle norme. - prosegue Salvi - Pensate a cosa sarebbe potuto accadere durante la pandemia se si fossero moltiplicate le denunce ai medici o i fallimenti delle imprese. Gli orientamenti sulla colpa medica o sulla insolvenza da Covid hanno consentito di avere azioni uniformi e non avventate, così come sono cessati i sequestri generalizzati di interi lotti di vaccino. Abbiamo poi fatto di tutto per ridurre il sovraffollamento delle carceri, per tutelare la salute dei detenuti e del personale». «La determinazione nel perseguire gli illeciti disciplinari è stata netta. Contrariamente alla favola che abbia pagato solo Palamara, sono state fino a questo momento 29 le azioni esercitate, 20 i rinvii a giudizio e 14 le condanne, alcune definitive; - aggiunge Salvi - altri procedimenti sono in corso o sospesi. Ricordo anche che il dottor Palamara rispondeva in sede disciplinare per le manovre sulla nomina del procuratore di Perugia, competente per i processi penali che pendevano a suo carico; un fatto enorme». «È falso che io abbia mai chiesto a Palamara aiuto per me o per altri, in nessuna occasione. Ciò dovrebbe essere chiaro a chiunque sia in buona fede: in 60.000 messaggi delle chat non c’è un solo scambio con me; i pochi che a me si riferiscono non mi sono certo favorevoli. Quanto all’incontro e al pranzo con Palamara, non nasceva da una mia esigenza ma da una legittima richiesta di Palamara relativa alla sua scorta, di competenza anche dell’ufficio che dirigevo allora. Nulla ho sollecitato, neppure in quella occasione, lontana peraltro sei mesi dalle votazioni ... - sottolinea ancora Salvi - C’è stato un evidente tentativo di Palamara di trascinarmi in una artificiosa polemica con un incolpato ma ora, cessando dal mio incarico, potrò finalmente agire in sede giudiziaria contro queste falsità. In questi giorni ho promosso l’azione nei confronti di Palamara e Sallusti. Ma non mi pare si sia compreso il vero disegno sotteso ai loro libri. Delegittimare l’intera funzione giurisdizionale per creare il convincimento che certe decisioni di grande rilievo e risonanza derivassero da motivazioni politiche». «Non ho messaggi. Forse solo l’auspicio che non si ripetano errori del passato, che non si attribuisca alla giurisdizione il compito salvifico dell’etica. Ma i miei giovani colleghi sono spesso ben preparati, hanno passione e solide radici nella cultura dei diritti. Ora tocca a loro e spero non dimentichino quanto di buono è stato fatto, quanto siano costati i risultati straordinari che abbiamo ottenuto contro il terrorismo e le mafie e per affermare il valore della legalità», conclude Salvi.